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La Seconda Guerra Mondiale vista e raccontata da una prospettiva insolita: come gli uomini reagiscono alla guerra, alla privazione, alla paura. C'è chi si abbandona, c'è chi si stringe ancora di più alla famiglia trovando in quel legame la forza, c'è chi si fa scudo con il proprio cinismo e chi si lascia andare all'amore. Davvero un'opera bellissima.
non ci sono parole per descrivere questo capolavoro. la scrittura è perfetta!
La suite incompiuta di Irène Némirovsky ha un sapore amaro, quello della guerra e delle sue privazioni, e uno dolce, quello dell’amore imprevisto e desiderato. Due capitoli forse non sono sufficienti a farci immaginare quali intrecci sarebbero potuti accadere, ma ci restituiscono i travagli degli sfollati, i giochi del destino, i sentimenti controversi tra gli occupanti tedeschi e gli occupati francesi. E la sorpresa della guerra è proprio che cambia le persone: come non ci si può illudere di conoscere il mare senza averlo visto nella tempesta come nella bonaccia, così solo chi ha osservato gli uomini e le donne in un periodo come questo può dire di conoscerli – e di conoscere se stesso. Un buon libro, nel complesso, al cui successo ha certamente contribuito il mito che si è creato attorno all’autrice, vittima delle persecuzioni naziste.
“Nella sala da pranzo c’erano sfollati e gente del posto che ascoltavano insieme le notizie alla radio. Le donne piangevano. Gli uomini, silenziosi, chinavano il capo. Non provavano una vera e propria disperazione; si trattava piuttosto di un rifiuto a comprendere, uno stupore come quello che si prova in sogno, nell’istante in cui le tenebre del sonno piano piano si dissolvono, quando si percepisce che il giorno è vicino, quando l’intero essere tende alla luce e si pensa: E’ un incubo, adesso mi sveglio.”