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Ho amato questa lettura e malgrado la scrittura possa sembrare poco empatica, credo invece sia voluta proprio per farsi attraversare completamente dalla storia senza essere condizionati ma proprio per ciò che trasmette parola dopo parola. Sarà che ho un debole per le storie tormentate ma a me è piaciuto molto.
L'Arminuta è un romanzo che colpisce dritto al cuore, raccontando con una scrittura essenziale ma potente la storia di una ragazzina di tredici anni improvvisamente restituita alla sua famiglia biologica, dopo aver vissuto in un contesto completamente diverso. Donatella Di Pietrantonio riesce a trasmettere in modo magistrale il senso di smarrimento, il dolore dell'abbandono e la difficoltà di trovare un proprio posto nel mondo. La protagonista si ritrova catapultata in un ambiente a lei estraneo, tra nuove dinamiche familiari e una realtà molto più dura rispetto a quella a cui era abituata. Il rapporto con la sorella Adriana è uno degli aspetti più toccanti del romanzo, offrendo un raggio di luce in una storia altrimenti segnata da distacchi e incomprensioni. Lo stile dell'autrice è diretto, intenso, capace di evocare emozioni profonde con poche parole ben scelte. La narrazione è coinvolgente, capace di tenere il lettore incollato alle pagine fino alla fine. Un libro consigliato a chi ama i romanzi profondi, ricchi di emozione e di riflessione, perfetto per chi vuole esplorare le complesse dinamiche dell’identità, della maternità e dell’appartenenza.
nell'incipit la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell'altra, suona a una porta sconosciuta. Inizia cosí questa struggente storia di abbandono e di rinascita: con una ragazzina che da un giorno all'altro perde tutto e deve ricominciare a vivere, L'autrice possiede l'arte del dire e sa raccontare gli strappi della vita con parole scabre, schiette e frasi semplici che tuttavia conquistano ed incantano. La sua scrittura ha un timbro unico, capace di narrare con delicatezza e semplicità una storia dolorosa.
storia scorrevole, scrittura piana, un paio di timidi risvegli in una complessiva assenza di emozioni