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Dettagli

2008
28 agosto 2008
466 p., Brossura
9788870911633

Descrizione

«Era una grande casa. Lì, per secoli, famiglie dello stesso sangue avevano vissuto al servizio della moschea.»

«Ho scritto questo libro per l'Europa. Ho scostato il velo per mostrare l'Islam come modo di vivere... un Islam moderato, domestico, non quello radicale.» È tornando all'Iran delle sue radici che l'autore migrante di Scrittura cuneiforme si fa tramite tra culture, raccontando l'epopea di un'influente famiglia persiana i cui destini s'intrecciano alla storia del suo popolo, una saga che fa vivere dall'interno e capire le trasformazioni cruciali di un paese sempre al centro degli equilibri mondiali, negli anni che vanno dallo sbarco sulla Luna alla fine della guerra con l'Iraq, dal regime dello scià al post-Khomeini. Un romanzo che ha affascinato i lettori olandesi al punto da votarlo come secondo miglior libro mai scritto nella loro lingua, e con cui Abdolah segna la sua sofferta e complessa riconciliazione con il proprio passato. È Aga Jan il personaggio centrale, ricco mercante e capo del bazar di Senjan, nel cuore della Persia, patriarca della casa della moschea, dimora secolare dove regna l'armonia delle antiche tradizioni e, all'ombra dei minareti, si annodano amori, matrimoni, sogni, tresche e preghiere come i fili dei tappeti. Finché il vento della Storia irrompe nella casa e trascina con sé i figli della moschea, rendendoli protagonisti degli eventi più drammatici. Se il nipote Ghalghal diventerà addirittura braccio destro di Khomeini, nessuno si sottrae alle responsabilità del momento: chi lotterà contro l'oppressione, chi ne sarà strumento, chi farà esplodere i cinema e chi con la sua videocamera registrerà i fatti che faranno il giro del mondo. Solo il saggio e paziente Aga Jan rimane nell'occhio del ciclone, testimone del presente e custode del passato, fedele alle sue radici e a una religiosità che offre un'immagine dell'Islam ben diversa da quella trasmessa dai media occidentali, una fede profondamente umana.

COME COMINCIA
Alef Lam Mim. C'era una volta una casa, una casa antica, che si chiamava "la casa della moschea".
Era una grande casa, con trentacinque stanze. Lì, per secoli, famiglie dello stesso sangue avevano vissuto al servizio della moschea.
Ogni stanza aveva una funzione e un nome corrispondente a quella funzione, come la stanza della cupola, la stanza dell'oppio, la stanza dei racconti, la stanza dei tappeti, la stanza dei malati, la stanza delle nonne, la biblioteca e la stanza del corvo.
La casa sorgeva dietro la moschea, addossata al muro. In un angolo del cortile una scala di pietra portava al tetto piatto, dal quale si poteva raggiungere la moschea.
E al centro del cortile c'era una howz, una vasca esagonale dove gli abitanti della casa si lavavano le mani e il viso prima della preghiera.
Adesso la casa ospitava le famiglie di tre cugini: Aga Jan, il mercante a capo del bazar tradizionale della città, Alsaberi, l'imam della casa e guida della moschea, e Aga Shoja, il muezzin.

Valutazioni e recensioni

4,6/5
Recensioni: 4/5
(34)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Recensioni: 5/5

Interessante per avere un'idea della travagliata storia moderna dell'Iran, però solamente dalla parte islamica, se non qualche accenno alla fetta persiana. Interessante il modo di vedere la Fede: dal dubbio, alla devozione, all'estremismo. Però manca di qualcosa.

Recensioni: 5/5

Un romanzo appassionante per conoscere meglio la storia dell'Iran. Davvero consigliato

Recensioni: 5/5

Bastano poche pagine per essere catturati dal fascino che Kader Abdolah riesce ad infondere alle sue storie ed ai suoi personaggi: una grande casa a ridosso della moschea a cui è affidata la cura del santo luogo di preghiera e che nel corso degli anni diventa teatro di avvenimenti legati alle antiche tradizioni, all'avvento dello scià, appoggiato dagli americani, e al sanguinario regime di Khomeini. Il tutto sotto lo sguardo di Aga Jan, indiscusso capofamiglia di cui non si può fare a meno di amare l'infinita saggezza. Atmosfere irripetibili, personaggi caratteristici, tratteggiati con rara delicatezza, il tutto narrato con una semplicità che conquista e rende contemporaneamente consapevoli della dolorosa storia di un paese difficile.

Recensioni: 5/5

Amavo già la scrittura di Abdolah ma questo libro, per stile e storia, è il mio preferito. Ambientato in Iran in un periodo che va dagli anni dello scià Reza Pahlavi alle rivoluzioni religiose, racconta di una famiglia moderata e influente che cerca di mantenere un equilibrio e una tranquillità in un paese in trasformazione e che non tollera più chi si schiera per la pace. Emergono tutte le contraddizioni di un popolo incomprensibile agli occhi occidentali, ma che tuttavia si può provare ad avvicinare conoscendone la storia, e questo libro mi è sembrato un ottimo punto di partenza per approfondire certi argomenti. L'umanità con cui Abdolah racconta i personaggi a mio parere è commovente.