Vincitore del National Book Award 2001
Un grande romanzo che si legge d'un fiato, ricco di umorismo e umanità e al tempo stesso duramente critico verso la società contemporanea e i suoi pochi, incerti valori.
«Jonathan Franzen ha costruito un romanzo formidabile con la materia ricchissima che affiora dalla coscienza di un matrimonio, di una famiglia, di una cultura, la nostra. E lo ha fatto con partecipazione ed esuberanza, assoggettando il suo caustico temperamento moderno a un'ampia e generosa visione» – Don DeLillo
«Lo si sentiva nell'aria: qualcosa di terribile stava per succedere». Enid e Alfred Lambert trascinano le giornate accumulando oggetti, ricordi, delusioni e frustrazioni del loro matrimonio: l'uno in preda a sintomi di un Parkinson che preferisce ignorare, l'altra con il desiderio, ormai diventato scopo di vita, di radunare per un «ultimo» Natale i tre figli allevati secondo le regole e i valori dell'America del dopoguerra, attenti a «correggere» ogni deviazione dal «giusto». Gary, dirigente di banca, vittima di una depressione strisciante e di una moglie infantile; Chip che ha perso il posto all'università per «comportamento sessuale scorretto»; Denise, chef di successo con una vita privata, secondo i canoni dei Lambert, molto discutibile. Il temporale annunciato spazzerà via molte cose di valore ma ne restituirà altre più limpide. Un grande romanzo che si legge d'un fiato, ricco di umorismo e umanità e al tempo stesso duramente critico verso la società contemporanea e i suoi pochi, incerti valori. Impossibile non riconoscere che i Lambert siamo noi: in un momento della nostra vita, in qualsiasi luogo del primo mondo.
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Franzen qui straordinario per la sua capacità di catturare con precisione chirurgica ma senza mai perdere un certo calore umano, le dinamiche disfunzionali di una famiglia americana del Midwest. Attraverso la storia dei Lambert—una coppia di genitori anziani e i loro tre figli adulti, ciascuno alle prese con fallimenti personali e compromessi morali—Franzen esplora il peso delle aspettative familiari, l’illusione del controllo da parte dei genitori, la lotta per definire se stessi al di là delle radici che ci trattengono e delle correzioni che cerchiamo di imporre a noi stessi e agli altri. Ciò che rende questo romanzo eccellente non è solo l’intreccio e il continuo andare e venire tra presente spesso teso e caotico e un passato nostalgico e malinconico, ma anche la capacità di Franzen di scavare sotto la superficie dei personaggi al centro di questo libro. I Lambert sono quanto mai reali e complessi, a tratti insopportabili ma sempre autentici. La scrittura è ricca di dettagli e si delinea un mondo tanto realistico quanto spietato, in cui ogni relazione è un campo minato di rimpianti e incomprensioni, ma anche di un amore maldestro e inestirpabile. Colpisce anche il modo in cui Franzen intreccia il personale con il sociale, riflettendo sulle trasformazioni culturali, economiche e tecnologiche che hanno cambiato il volto dell’America (fine anni 90 e inizio anni 2000), senza perdere di vista la dimensione umana della vicenda. Sopra ogni cosa Franzen costringe il lettore a fermarsi e a riflettere, a confrontarsi con le sue contraddizioni e fragilità, poiché nella disperazione e nell’ironia con cui i Lambert cercano di correggere il corso delle loro vite c’è qualcosa di profondamente familiare, qualcosa di universale che si ritrova nelle famiglie di tutto il mondo.
Tornare a casa, magari sotto un bel portico d'una casa di legno nel Midwest statunitense, non per forza deve colorarsi di sfumature romantiche e nostalgiche, anzi. Il lascito di Franzen è una storia familiare spaventosamente reale, che ci riguarda tutti, fatta di silenzi, di verità taciute e non dette, di errori che stratifichiamo addosso a chi ci sta vicini, ai nostri genitori, ai nostri figli, ai nostri fratelli; errori che spesso mascheriamo col tentativo di correggerci o, peggio, di correggere gli altri. Il dolore è l'indizio migliore che abbiamo per cambiare le cose, ma un conto è riconoscerlo e un altro farlo davvero. Vi sono alcune parti un po' lente e un paio di personaggi eclissabili, ma anche questi piccoli difetti danno vigore e profondità a una storia davvero intima. Leggo molto, ma non ho mai pianto per un libro, questo titolo segna per me un primato.
Da evitare assolutamente. 600 pagine di nulla.
Cinico, ironico, commovente. Uno sguardo implacabile su di noi e la nostra società, mi ha ricordato Celine...