«Eboli – dicono i lucani tra cui Levi fu mandato al confino dal fascismo – e l'ultimo paese di cristiani. Cristiano è uguale a uomo. Nei paesi successivi, i nostri, non si vive da cristiani, ma da animali.» Dice Italo Calvino in uno dei due testi che introducono questo volume: «La peculiarità di Carlo Levi sta in questo: che egli è il testimone della presenza di un altro tempo all'interno del nostro tempo, è l'ambasciatore d'un altro mondo all'interno del nostro mondo. Possiamo definire questo mondo il mondo che vive fuori della nostra storia di fronte al mondo che vive nella storia. Naturalmente questa è una definizione esterna, è, diciamo, la situazione di partenza dell'opera di Carlo Levi: il protagonista di Cristo si è fermato a Eboli è un uomo impegnato nella storia che viene a trovarsi nel cuore di un Sud stregonesco, magico, e vede che quelle che erano per lui le ragioni in gioco qui non valgono più, sono in gioco altre ragioni, altre opposizioni nello stesso tempo più complesse e più elementari».
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Nel programma 'Sei uno zero' un ospite balcano soleva cantare con la chitarra, anzi urlare, i guai della sua Gravoznija. Pestilenze, guerre, poverta' assoluta, denutrizione, malattie lo avevano reso un inferno; e i suoi brani orrendi ne davano l'idea. Ebbene, leggendo questo libro ho scoperto che la Gravoznija italiana era in Basilicata. Durante il fascismo Levi, un ebreo torinese laureato in medicina, venne confinato a Grassano. Vide che quelle zone erano ancora infestate dalla malaria, improduttive, dimenticate e anzi usate come luogo di punizione: neanche il Cristianesimo era arrivato sul serio, a giudicare dalle tendenze magico-animiste del luogo. Da liberale noto' che la differenza tra latifondo e piccola proprieta' era minima, anzi forse la prima era da preferire perche' almeno offriva una qualche struttura di riferimento. Sullo sfondo c'e' lo stato fascista, che non ne azzeccava mai una: la campagna del grano fu controproducente in zone dove le terre erano quasi sterili. I programmi educativi si limitavano ad un indottrinamento sulla figura del Duce. Di assistenza manco a parlarne: Roma era piu' distante dell'America, perche' almeno da li' arrivavano rimesse e attrezzi agricoli mandati dagli emigrati. I contadini, insomma, non avevano alcunche' da guadagnare nell'idolatria statalista che il fascismo propugnava: di fatto lo Stato era il nemico. Senza finire nel glorificare il brigantaggio, Levi auspico' una rivoluzione contadina che rendesse le loro vite piu' dignitose. Si districo' tra gli odii, le gelosie e i rancori locali nonche' tra le faide familiari, che rendevano la vita locale sapida ad alcuni e indigesta ad altri. Insomma, capi' tutto: Cristo si era veramente fermato a Eboli perche' li' se qualcuno lo avesse ascoltato, le autorita' gli avrebbero emesso il foglio di via.
Il capolavoro che mancava alla letteratura italiana novecentesca, il mattone che unisce il sud al nord senza retorica.
Il dipinto di un'epoca e di un mondo che appaiono remotissimi e che oggi come allora sono solo dietro l'angolo. Aiuta a capire i retaggi che penalizzano alcuni luoghi ma che li rendono estremamente affascinanti.
Semplicemente meraviglioso, lo consiglio vivamente. Narrazione scorrevole e pulita, ricca di suggestioni e altamente informativa. Racconta di un mondo di fatiche che non esiste più e aiuta a capire meglio il profondo divario che divide ancor oggi l'Italia del sud da quella del nord.