Due uomini uccisi nel giro di poche ore, entrambi con una freccia tirata da una balestra professionale, ovviamente fanno pensare alla stessa mano. Ma quando gli omicidi vengono collegati ad altri avvenuti negli ultimi mesi in zone più o meno limitrofe, il caso si inserisce in un contesto politico e la prospettiva cambia. Con il progredire delle indagini, infatti, Proteo Laurenti e i suoi collaboratori capiscono che le cause della catena di delitti non devono essere ricercate tanto nel presente quanto nel passato, perché hanno avuto origine nella guerra, nell'occupazione tedesca dopo l'8 settembre, nella Risiera di San Sabba, nella Resistenza. Parallelamente il commissario capo deve fare i conti con la dimensione ben più privata della vita familiare e ingoiare due rospi a breve distanza l'uno dall'altro: Livia e Dirk hanno deciso di sposarsi – quindi è fatta, dovrà mettersi l'anima in pace e accettare l'idea di ritrovarsi in casa un genero tedesco – e Patrizia è di nuovo incinta, ma a quanto pare il padre non è il fidanzato Gigi, come sempre imbarcato su una nave.
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Due elemento di pregio: un ispettore di polizia credibile e competente e una ricostruzione storica di un periodo - il dopoguerra nella Trieste liberata e occupata - che ha lasciato tragedie e che forse non è ancora stato esplorato fino in fondo. Heinrichen mette insieme i due elementi con maestria ed equilibrio. Laurenti deve affrontare il caso di una serie di omicidi avvenuti con una balestra e che sembrano portare tutti a Trieste e all'eredità della fine della Seconda Guerra Mondiale. Una vendetta dopo settant'anni sembra quasi irrazionale, ma la squadra di Laurenti è competente, equilibrata e determinata. La vicenda giudiziaria si intreccia con la famiglia di Laurenti - una figlia si sta per sposare. Unico neo, Heinichen è davvero bravo e colto e a volte ci tiene un po' troppo a dimostrarlo.