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<<La morte somigliava alla vita e la vita alla morte. Potrei spiegarlo, ma romperebbe la copertura di vetro sul tuo cuore, e sarebbe irreparabile>>. Una testimonianza toccante.. la storia di un popolo martoriato. Mi ha fatto spesso pensare alla trama di "Attack on titan", così simile da far immaginare che il creatore giapponese si sia ispirato al conflitto israelo-palestinese. Avevo comprato questo libro prima del famoso 7 ottobre, in tempi non sospetti. La sofferenza di quelle persone lascerà un segno per generazioni, ma questo non basterà mai a trovare una fine, una pace.
Dal punto di vista letterario è un romanzo mediocre, a mio parere, ma in qualche caso, come per questo libro, il metro di giudizio deve tener conto anzitutto dell’argomento esposto. E dunque, malgrado un manicheismo inevitabile, nonostante l’idea che quasi ogni soldato israeliano sia un sadico (quasi a suscitare l’invidia dei nazisti), nonostante l’occultamento d’informazioni in grado di far capire che da una parte come dall’altra si andava e si va di rappresaglia in rappresaglia, osservare la tragedia palestinese in personaggi che l’hanno vissuta in campi profughi in modo umiliante non lascia certamente indifferenti. E solo per questo aspetto di testimonianza (pur romanzata) non mi ritengo insoddisfatto di questa lettura.
Ottimo libro, intreccia sapientemente eventi storici (mediante articoli realmente pubblicati) e finzione, costruendo le vicende di una famiglia dal pre-Israele ad oggi. Molto toccante, ma anche molto crudo, che fa decisamente riflettere, soprattutto con la consapevolezza dell'ennesimo, attuale conflitto nella zona.
Questo libro è un bellissimo e struggente percorso fatto di amore e dolore per una terra espropriata a tavolino dall'occidente. Molto toccante e accurato a livello storico.