Murakami Haruki è da solo in viaggio nel nord del Giappone. Al calar del sole si ferma in un ryōkan, le tipiche locande di montagna giapponesi, e decide di approfittare del bagno termale per rilassarsi. Ed è lí, tra i vapori dell'acqua calda, che entra una scimmia: «Buonasera», dice la scimmia, «vuole che le lavi la schiena?» La scimmia ha imparato a parlare dal suo antico padrone, ama ascoltare Bruckner e ha una vita molto interessante alle spalle. La racconterà al nostro narratore mentre si bevono una Sapporo come due vecchi amici che, complice la notte, si confrontano sul tema dei temi: l'amore. Inizia cosí uno di questi otto racconti in cui Murakami dice finalmente «io», otto gemme che anche quando sconfinano nei mari del fantastico non rinunciano alla sincerità, al calore della confessione, all'emozione di un cuore per la prima volta messo a nudo.
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I romanzi di Murakami mi piacciono molto, ma non mi avvicino mai alle raccolte di racconti perché, sinceramente, le trovo abbastanza inconcludenti. Ho iniziato Prima persona singolare solo per un motivo: era breve; 120 pagine che mi permettevano di portare a buon fine una mia fissa, e cioè concludere un libro prima dell'inizio del nuovo anno (parlo del 2022). La raccolra è eterogenea: alcuni racconti di fantasia (bello quello della scimmia) e alcuni biografici (quello sul baseball dove si cita personalmente e parla del rapporto col padre). Il racconto che da titolo alla raccolta invece ha un finale che non lo è: inconcludente e senza senso. Gli ho dato una seconda possibilità con i racconti ma non mi ha fatto ricredere.
Contenuto: un Murakami più maturo e intimista. L'io viene esplorato attraverso le facce nascoste della psiche, ed è proprio lì che lo scrittore indaga, in quel guazzabuglio mentale che domina ogni nostro flusso vitale. La trattazione realistica dei soggetti desunti dalla realtà quotidiana giapponese è ulteriore motivo di pregio. Tipologia lettore: transnazionalista.
diverse storie accomunate dalla descrizien dei sentimenti e stati d'animo dei personaggi.
Gli ultimi libri non mi sono piaciuti. Questo l'ho trovato inconcludente. Non ho saputo cogliere tutte le sfumature descritte nelle recensioni prima della mia. Avere dei piacevoli ricordi, a volte, può essere un'ancora di salvezza o la necessità per poter evadere dal presente. Altro non ho saputo estrapolare. Non sento nemmeno la necessità di doverlo rileggere.