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Ho letto questo libro tutto d'un fiato. La storia è coinvolgente, ma anche grottesca. Sono tre linee che poi si intrecciano, con un finale interessante. Compralo se: ti piacciono i gialli non convenzionali, sfatare miti e pregiudizi, ti immedesimi in un personaggio disilluso verso l'amore.
Preso e letto con curiosità per l'ambientazione milanese, città che conosco e dove ci lavoro da 30 anni. Storie che si intrecciano benino con l'utilizzo di una scrittura spesso scorrevole ma troppo alla ricerca della battuta e del "fighettismo" che alla fine può stancare e diventare luogo comune. Il rischio delle "fiction" letterarie è garantire un minimo di contenuto e spessore oltre alla scorrevolezza; riesce in modo magistrale a Camilleri con Montalbano ed altrettanto bene a Manzini (allievo di Camilleri) con Schiavone; vedrò se riesce anche a Robecchi con Monterossi.
Più che un giallo mi sembra un romanzo di costume, che descrive una Milano dai mille volti. Le battute sono forse troppe, ma devo confessare che mi sono divertita parecchio. Continuerò sicuramente a leggere le storie di Carlo Monterossi.
PREMESSA Come si sa un romanzo ha tre elementi fondamentali: il racconto, la scrittura e i luoghi in cui si svolge. Milano è la mia città natale e il libro mi incuriosiva per questo e perché, nella seconda di copertina, si fa riferimento a Enzo Jannacci, un grande cantante milanese, troppo grande per questo romanzo, infatti è lontano miglia. IL RACCONTO Per dirla papale papale il racconto non c'è se si deve considerarsi un inizio, un percorso e la fine. C'è un intreccio che crea curiosità come ogni giallo che si rispetti, peccato che se ne fa un paciugo. LA SCRITTURA C'è un uso di metafore, similitudini, ironia piacevole se non fossero riversate a barili come dice Carlo Monterossi a proposito di "Crazy Love". LUOGHI Per descrivere i luoghi - città, regioni, italiane e straniere - bisogna avere il talento di Tommaso Scotti (il primo che mi viene in mente) che dipinge Tokyo in modo emozionante. Qui non c'è. 🌸