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Dodici racconti nei quali perdersi, piccoli dettagli nei quali ritrovarsi, una prosa asciutta e brillante con la quale raccontare il mondo. È difficile parlare di Carver anche e soprattutto perché si finirebbe per aggiungere più parole alle sue, e quale sarebbe il senso? I suoi racconti sono viaggi brevi ma immensi da affrontare con tutto il corpo, da ascoltare e assaggiare e toccare e gustare come un corposo bicchiere di whiskey fumoso e denso, che dà alla testa e riscalda ogni centimetro della nostra anima. Episodi di vite più o meno normali, di quotidianità più o meno riconoscibili, di sguardi innamorati e silenzi malinconici, di mani che si cercano e parole che leniscono. Uomini che tentano di essere migliori, donne che vogliono iniziare una nuova vita, uomini che sognano ricongiungimenti e donne che gettano la spugna; uomini e donne che lottano con tutti i mezzi a loro disposizione, anche quando, probabilmente, non sono abbastanza. È difficile parlare di Carver, ed è meglio lasciar parlare lui, che come un refolo di vento ci racconta un'America dai toni a tratti mesti e a tratti luminosi, tetri e radiosi. Un incidente in piscina, un matrimonio finito all'improvviso, l'incapacità fisica ed emotiva di ascoltarsi e capirsi a vicenda, e di capire sé stessi. È difficile parlare di Carver perché con poche parole ha già detto tutto quello che c'era da dire. È difficile tentare di spiegare Carver, un po' com'è difficile cercare di spiegare una cattedrale ad un cieco. Raymond non ha bisogno di grandi parole o grandi immagini, ha solo bisogno di un cuore attento.
Carver è davvero un titano del genere racconti. In questa raccolta ho trovato SPETTACOLARI "Penne", "Una cosa piccola ma buona", "Febbre", "La briglia" e ovviamente "Cattedrale". Molto buoni anche "La conservazione" e "Il treno". La bellezza di questi racconti risiede nella loro semplicità e univocità. Sembra di essere lì accanto ai protagonisti, osservatori curiosi e morbosi di eventi ordinari, quotidiani, che non portano a nulla. I racconti di Carver infatti non hanno una fine, si fermano solamente.
Ho letto questo libro con tante aspettative, dato che ne ho sentito tanto parlare ma mi ha deluso. Racconti di una quotidianità in cui non succede assolutamente nulla che alla lunga annoiano. Lo stile di Carver non è male, asciutto come tanti altri scrittori beat americani. Ma il contenuto è davvero povero.
Una delle più famose raccolte di racconti di Carver. Il tono colloquiale rende spesso la narrazione sciatta, priva di soprese e persino noiosa. Ma la grandezza dell’autore risiede anche il questo: far cantare la banalità e il quotidiano, sospeso in un’attesa inoperosa. Alcuni incipit sono fulminanti, così come alcune conclusioni, tra tutte quella che dà il titolo alla raccolta.