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Dettagli

2022
24 febbraio 2022
195 p., Brossura
9788845936524

Descrizione

«La parcella della prima operazione che mi procurerà sarà tutta per lei... In seguito, a ogni paziente che mi manderà, faremo a metà...»: questo aveva detto Mandalin, rinomato chirurgo e proprietario di una clinica di lusso. E quando il dottor Bergelon aveva dirottato sulla clinica la prima partoriente, Mandalin li aveva invitati a cena, lui e la moglie, nella sua bella casa dei quartieri alti, dove Bergelon aveva bevuto troppo, come Mandalin del resto, e poi tutto era andato storto, la partoriente era morta, e anche il bambino... Risultato: adesso il vedovo minacciava di ucciderlo - non Mandalin, ma lui, Bergelon! Eppure, ciò che spingerà il giovane medico a infrangere le regole di una tranquilla, e in definitiva soddisfacente, esistenza provinciale non sarà la paura di morire, né saranno le apprensioni di quella moglie rassegnata e piagnucolosa, ma un «lancinante bisogno di cambiamento», come la sensazione di avere addosso un vestito troppo stretto. Come molti personaggi di Simenon, anche il dottor Bergelon ci proverà, a non accettare il suo destino, a togliersi di dosso quel vestito troppo stretto...

Valutazioni e recensioni

3,7/5
Recensioni: 4/5
(9)

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Recensioni: 5/5

Dedicato a chi gli sta stretto il mondo

Recensioni: 5/5

Sto leggendo nel corso del tempo tutti i libri di Georges Simenon. E' un autore che mi è iniziato a piacere e ho deciso di prendere tutti i suoi libri. Ad un certo punto, circa a metà del libro, c'è una descrizione molto attenta dei personaggi. Una stanezza secondo me, non è tipica di Simenon, o almeno del Simenon - scrittore giovane. I suoi personaggi li si scopre a poco a poco, riga dopo riga con i loro gesti e i loro pensieri più intimi, con le loro decisioni e le loro insicurezze. Questa descrizione dettagliata me li ha fatti diventare ambigui, si muovevano in uno spazio che non era ben comprensibile, quasi a caso. Credo che Simenon si fosse perso... o dovesse scrivere giusto per scrivere e pubblicare quanto prima. La storia rimane comunque interessante: due medici ubriachi, una clinica, una partoriente e il suo bambino. Il parto che va a finire in modo tragico e l'omicida che vuole vendicarsi. Oggi il finale non sarebbe così. Quattro stelle perché la storia rimane tragicamente interessante.

Recensioni: 5/5

In un modesto quartiere di Bugle, opera il dottore Bergelon che tutti "chiamavano il Dottorino, prima di tutto perché molti lo avevano conosciuto da ragazzo, poi perché a trentatré anni ne dimostrava venticinque, e infine perché era realmente piccolo, smilzo, vispo". A Bugle c' è un altro dottore, il dottor Mandalin, una persona importate che abita, in una palazzina d'epoca, nei quartieri alti e che è proprietario di una clinica modello e di lusso, con una dozzina di letti. Un giorno, per caso, Mandalin incontra per strada Bergelon. "Senta un po' Bergelon, lei non mi manda mai i suoi malati, lo faccia e non se ne pentirà... La parcella della prima operazione che mi procurerà sarà tutta per lei...In seguito, a ogni paziente che mi manderà faremo la metà." Tra i pazienti del dottorino c'è Jean Cosson, la cui moglie Marthe sta per partorire. Cosson esige, per la nascita del figlio, il migliore ostetrico di Bugle. Bergelon, allora, lo indirizza alla clinica modello di Mandalin. Pochi giorni dopo il dottorino, assieme alla moglie Germanie, viene invitato a cena da Mandalin. A questa cena si beve molto e quando i due dottori vengono chiamati, fra le tre e le quattro del mattino, dalla clinica, con urgenza, perché il parto della signora Cosson presenta delle difficoltà, sono sotto i fumi dell'alcol, ovvero sono ubriachi. Il parto si conclude con una tragedia: muore il nascituro, per il cattivo uso del forcipe, e muore Marthe . E' il dottore Bergelon a dare la cattiva notizia a Cosson. Passano alcuni giorni e Cosson minaccia di morte Bergelon. E' un romanzo che dimostra, ancora una volta, la grandezza dello scrittore Simenon.

Recensioni: 5/5

Con Il dottor Bergelon si parte da un caso di malasanità, provocato dall’assoluta indifferenza di chi dovrebbe salvaguardare una vita e invece non fa il suo dovere. Che poi il dottor Malin e il dottor Bergelon nella circostanza siano ubriachi non è di certo un’attenuante, bensì un’aggravante, perché la deontologia professionale imporrebbe a due medici la sobrietà e la disponibilità, requisiti che nel caso del parto travagliato di una giovane donna sono stati talmente assenti, che non solo in nascituro è morto subito, ma che ha comportato anche il decesso della puerpera. Si dà però il caso che il vedovo non sia d’accordo sulla giustificazione di comodo circa l’impossibilità di salvare il bimbo e la madre e che dia inizio a una sottile vendetta, prendendo soprattutto di mira chi ha meno colpe (il dottor Bergelon), ma che appare per le sue caratteristiche l’ideale capro espiatorio. Inizia così per il medico in questione, che già vive un’esistenza grigia, un periodo di grande difficoltà, fra lettere minatorie e incontri per la strada non proprio amichevoli. Che fare? La decisione è quella di sparire, di cambiare vita, magari senza riuscirci, ma almeno per non essere passivo ed esperire così questo estremo tentativo. La sua sembrerebbe una fuga senza speranza, ma quasi all’improvviso il vedovo smette di perseguitarlo, dicendogli in un incontro ravvicinato che ha trovato nuove motivazioni per vivere ed è così che Bergelon rinuncia alla possibilità di mettersi alla prova ricominciando da zero, perché torna a casa, dalla moglie e dai figli, e al suo grigiore quotidiano, in una vicenda in cui domina, per colpa del protagonista, uno squallore disarmante. Descrivere la psicologia di un individuo così è difficile e non è facile nemmeno per un narratore come Simenon, tanto che riesce solo in parte nello scopo.