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Quarta raccolta di racconti, edita in Italia, del migliore autore di weird fiction degli ultimi trent'anni. Ligotti è l'unico scrittore vivente che può reggere il paragone con i grandi del passato, per stile, cultura, qualità della prosa e immaginazione, creatore di genuine, intricatissime e rarefatte atmosfere da incubo. Dopo un lungo periodo di decadenza, il livello medio dei nuovi scrittori di letteratura weird si sta finalmente alzando, tanti buoni autori come John Langan, Jeff Van der Meer, Caitlin Kiernan, Richard Gavin, Laid Barron e diversi altri, anche europei, ma nessuno di essi finora ha raggiunto i vertici di sublime ed oscuro lirismo che si riscontrano nelle opere di Ligotti. Nottuario non delude le attese, forse impercettibilmente al di sotto delle altre tre antologie, ma comunque si tratta sempre di racconti magnifici. "Medusa" apre le danze, storia di una fatale ricerca nei territori del Mito, da parte di uno studioso troppo curioso. "Il prodigio dei sogni", una macabra discesa nella follia, carcasse di piccoli animali che il signor .Emerson si ritrova in una stanza poco frequentata della sua casa e un idolo contorto in un antico vicoletto di un paesino dell'Umbria, un vero e proprio turbinio nell'incubo. L'angelo della signora Rinaldi", una intensa storia di possessione psichica, uno dei suoi racconti più riusciti. Poi il famoso "La voce nelle ossa" con il suo terribile segreto e voci frantumate che sussurrano di ombre, ossa e oscurità. "Folle notte di redenzione", invece narra dell'incredibile macchinario inventato dal dottor Haxhausen, il suo progetto di "uomo nuovo", il Sacro Raggio e i suoi pupazzi di cera, legno e vetro. Il racconto più spaventoso dell'intera antologia è senza dubbio "Lo Tsalal" (parola presa in prestito dal romanzo di Poe, il Gordon Pym), essenza stessa dell'oscurità che tutto divora, storia fortemente evocativa di una potenza inaudita. Horror viscerale, e intimista, di rara bellezza. Lettura molto impegnativa...per pochi.
L’operazione editoriale portata avanti da Il Saggiatore per Thomas Ligotti è semplicemente perfetta. Riscoprendo i racconti meno noti di Ligotti, qui riuniti in Nottuario, non si può che rimanere rapiti dall’anima oscura di questo scrittore ingiustamente dimenticato. La scelta delle opere di Olivier de Sagazan per le copertine è azzeccatissima, ed è il giusto biglietto da visita per presentare un autore incredibile, perso e tormentato.
Una scrittura avvolgente come le spire di un serpente
Iniziando a leggere Ligotti da Teatro grottesco è inevitabile, piacendo, proseguire col presente Nottuario, ma difficilmente varrebbe il contrario. Le atmosfere gotiche, pallide, terrificanti nella loro silente placidità e cariche di minacce cui Ligotti ci aveva abituato, in Nottuario si ritrovano soltanto a tratti, o comunque senza la stessa (vecchia) efficacia. Debole (se non noiosa addirittura) la terza parte, forse a causa della brevità (anche due sole pagine) dei racconti. E a poco serve la postfazione, tanto effervescente e lunga da parere un racconto, ma che sembra impegnarsi più che altro per salvare il poco salvabile. In tale contesto salverei la orrendamente stupenda immagine di copertina