Un De rerum natura metafora dell'esistenza, in cui emergono, nel volgersi del racconto, stranezze, fallimenti e riuscite imprevedibili.
«Tutto in questo libro è essenziale, meravigliosamente puro» – Saul Bellow
Azoto, carbonio, idrogeno, oro, arsenico… Sono ventuno gli elementi chimici che dànno il titolo ai racconti di questo libro, e ventuno i capitoli di un'autobiografia che per affinità e accostamenti corre sul filo di una storia personale e collettiva, affondando le radici nell'oscura qualità della materia, raccontando le storie di un mestiere «che è poi un caso particolare, una versione piú strenua del mestiere di vivere». È questo il gigantesco minuscolo gioco che lega osservazione, memoria, scrittura: ne esce ricostruita la vicenda di una formazione maturata negli anni del fascismo, poi nelle drammatiche vicende della guerra: di chi, partendo dalla concretezza del lavoro, impara a capire le cose e gli uomini, a prendere posizione, a misurarsi con ironia e autoironia.
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Dopo molti anni ho ripreso Primo Levi di cui avevo letto la famosa trilogia e “La chiave a stella”. Questo libro di racconti in parte “chimici” e in parte autobiografici è una vera perla di stile: ironico, arguto, elegante, profondo. Primo Levi è una testa di prim’ordine che fortunatamente il nazi-fascismo non è riuscito a cancellare.
Un primo Levi che non si conosce e spesso si dimentica...
Per chi ha letto la trilogia di Levi sull'esperienza ad Auschwitz, questo libro assomiglia ad uno scrigno perduto di cui non si osava sperare l'esistenza: qui tutti quei lati che negli altri libri vengono sapientemente sottaciuti o lasciati nella penombra - infanzia, amori, lavori e passioni - assumono la nobile veste del racconto e prendono una forma memorabile nell'arco di poche indimenticabili pagine. Strepitosa è la capacità di Levi di delineare in due o tre righe, con l'uso di pochissimi pregnanti aggettivi, l'intera personalità e il destino a volte fatale di un personaggio. Rileggendo questo autore a distanza di alcuni anni, ripenso alla frase sottilmente provocatoria di Agamben: gli storici della letteratura del futuro un giorno dovranno spiegare per quali ragioni due fra i più grandi scrittori italiani del secolo scorso ebbero lo stesso cognome e radici culturali simili.
Che meraviglia!! Lo stile di Primo Levi è semplicemente incantevole: se dovessi indicare la caratteristica principale di questa serie di racconti, che prendono spunto dall'esperienza professionale di Levi come chimico, non posso non pensare alla sobrietà..