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Recensioni I diamanti di Eustace

I diamanti di Eustace di Anthony Trollope
Recensioni: 3/5

Il terzo romanzo del ciclo Palliser è un’opera deliziosa e fluviale piena di colpi di scena. Attraverso i personaggi che si muovo attorno ad una meravigliosa collana, un cerchio di diamanti dal valore inestimabile, descrivere le classi dirigenti della società a lui contemporanea e lo fa realizzando un affresco di grandi dimensioni, in parte sociale, in parte psicologico, in parte di pettegolo intrattenimento. ha come protagonista proprio.

Lizzie Greystock «se l’è cavata molto bene». Unica orfana di un ammiraglio indebitato, meno che ventenne ha sposato Florian Eustace, nobile e ricchissimo, già malato al tempo del matrimonio, il quale dopo pochi mesi l’ha lasciata vedova, in attesa dell’erede. Lizzie è considerata da molti la prima bellezza di Londra ed è una vedova con un’enorme rendita; tutti sono convinti che la vedovanza durerà molto poco. Invece qui terminano i suoi successi. Manca dell’innocenza e della docilità che più di ogni altra virtù attraggono i maschi della epoca vittoriana. Mentre le signore della buona società si concentrano sui difetti che la segnano, la considerano velleitaria, ipocrita, bugiarda, volitiva, intelligente, recita visibilmente una parte amabile. Gli spasimanti cadono a uno a uno. Ma più di tutto le è di ostacolo un gioiello, una sontuosa collana di diamanti, «una fortuna – dice l’autore – per un figlio minore» di famiglia altolocata. Assieme a un castello in Scozia e a una rendita di quattromila sterline, gliela lasciò il marito come proprietà personale, essendo destinato all’erede tutto il resto del patrimonio di famiglia: così lei sostiene in pubblico e in privato. Ma per i potenti Eustace non è così: in base ai complicati (e misogini) codici ereditari, la collana è «un gioiello di famiglia», inalienabile. La disputa legale, mondana ed etica che ne segue è tanto ingarbugliata e scandalosa da affascinare tutti i salotti e tutte le famiglie e da intrecciarsi con tutte le vicende, per causa della collana legami consolidati si rompono, alleanze inattese si saldano. Mentre si complica la lite, Lizzie continuerà a tenere la sua corte, così come faranno tutti gli altri casati di Lord, parlamentari, vescovi e decani della Chiesa Alta. Perché l’obiettivo di Trollope è descrivere le classi dirigenti della società a lui contemporanea e lo fa realizzando un affresco di grandi dimensioni, in parte sociale, in parte psicologico, in parte di pettegolo intrattenimento. È stato detto che i romanzi di Trollope procedono come un lento fiume maestoso. Dalla sua prosa, densa di distaccato umorismo, non trapela mai un giudizio valutativo. Però in una società dove tutti devono apparire guidati dai nobili sentimenti e dove la rispettabilità è eretta a massimo valore, spicca in contrasto il denaro quale dominatore assoluto, tra matrimoni di interesse e ragionieristica contabilità del peso finanziario di ciascuno. E proprio colei che ha la reputazione della più avida, è forse la più disinteressata materialmente. Forse per lei la collana non equivale a una montagna di quattrini. È potere, è indipendenza.)
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