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Recensioni Paradiso

Paradiso di Michele Masneri
Recensioni: 3/5

Nel «giorno più caldo di una delle estati più calde che si ricordino», Federico Desideri, giovane giornalista di belle speranze ma di scarse soddisfazioni, riceve dal direttore della rivista «di nicchia» con cui collabora l’incarico di andare a Roma a intervistare un famoso regista, autore di un film di strepitoso successo al centro del quale giganteggia un memorabile, fascinoso cialtrone. Federico scoprirà ben presto che il regista è latitante, ma in compenso, nel corso di una serata mondana, gli verrà indicato colui che di quel personaggio si dice sia stato il modello: Barry Volpicelli. Sorta di psicopompo a metà strada tra un pifferaio magico e il Bruno Cortona del Sorpasso, Barry condurrà Federico in un luogo incantato: il Paradiso, immenso compound di ville e bungalow sgarrupati sul litorale laziale, dove vive in compagnia di un ristretto gruppo di vecchi freak amabili e strampalati. Un ambasciatore che accumula prodotti di discount, un ginecologo a riposo che alleva galline ornamentali, il principe Gelasio Aldobrandi che – in preda a una perenne angoscia «misticoaraldica» – persegue il sogno irrealizzabile di un erede, una coppia di lesbiche che rimpiangono i giorni fasti in cui venivano invitate in Vaticano da papa Ratzinger, una ex bellona che accusa l’intero cinema italiano di averle rubato le idee e, non ultime, la prima e la seconda signora Volpicelli. Fra interminabili conversazioni di delirante futilità, e una notte in cui qualcuno rischia di uccidere uno degli ospiti, fra l’arrivo di una celebre influencer e una morte sospetta, molte sono le cose che il giovane Federico vedrà e imparerà durante il suo soggiorno al Paradiso. Fino al momento in cui si renderà conto di non poterne, o non volerne, più uscire.

Proposto da Gian Arturo Ferrari al Premio Strega 2025 con la seguente motivazione:
«Con la levità crudele del suo maestro Alberto Arbasino, Michele Masneri ha dipinto un hortus conclusus sulla riva del Tirreno laziale – il Paradiso del titolo, appunto – abitato da una fauna umana eterogenea ma accumunata da una decisa propensione all’insensatezza e al disfacimento. In questa sorta di presepe capovolto, microcosmo in cui si rispecchia se non il mondo almeno la mondanità contemporanea, viene a capitare un estraneo, il giovane giornalista, ingenuo e sprovveduto, che funge da protagonista. Eppure sarà proprio lui, l’estraneo, a restare prigioniero di questo luogo magico e della sua rovina. Dato che dal Paradiso, che forse è l’Inferno, non si può uscire.»

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