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La perduta cifra e il profondo sospetto del nulla sono i temi ricorrenti di questa pregevole raccolta che il Nostro dedica alla moglie scomparsa. Il rimpianto e l’assurdo di dover sopravvivere alla sua amata, Eros e Thanatos, l’illusione della Resurrezione, ombre e riflessi costituiscono preludio all’eterno, aspirazione a un incontro nell’Aldilà. Raggiungerti sarebbe l’illusione che consola le ciglia, che traluce tra le ceneri di un tradimento ormai palese. Nell’attesa, il Poeta intesse un lungo dialogo col silenzio, senza temere parole, e alterna memorie e visioni notturne, in cui le schegge mute hanno ancora poesie che Egli non riesce a cucire, né a saldare. Altre presenze costanti sono la sete delle ore e l’incendio della carne, perché in ogni verso resta il desiderio della sua donna, un desiderio che non è più un tormento, ma certezza e anticamera di un incontro. Risentire vorrei l’eco delle tue febbri e sperdermi nella traccia che lasciammo. Lo stile di Spagnuolo è colto, senza essere pedante, risente dei suoi studi medici e perciò si discosta da altri poeti intimisti: Scompongo le avventure della nebbia/ reinventando l’aorta interrotta E ancora : Intima crisalide possiedi le movenze/negli occhi sostituendo ansiolitici. Oppure … Ho reciso l’arteria temporale per inondare di sangue le tue guance. E ancora : Hai sinapsi lente per il beffardo disincanto. Poesia che resta quella di Antonio Spagnuolo, in cui chiunque può immedesimarsi. Poesia in cui l’attesa è anche stupore e ripete preghiere inascoltate. Ormai l’attesa è l’inquieta parola dell’addio.
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