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Concepire e portare a compimento un volume a piú voci, che desse conto della Calabria di questi ultimi cento anni, è stata impresa dall’itinerario per nulla scontato. Si trattava di illustrare trasformazioni e permanenze di un’entità regionale a partire dal momento in cui essa, entrando nel piú vasto concerto delle consimili realtà italiane da poco unificate, era venuta a essere assorbita nel lento processo di assimilazione di tutte. D’altro canto, se la nascita recente dell’istituto regionale pareva legittimare in qualche modo la connotazione regionalistica del volume, ai curatori sembrò che non bisognasse costruire, con artificio di invenzione, una preistoria, assai identificata e identificante, di quella autonoma realtà amministrativa; e che fosse piuttosto il caso di vedere in che modo, con che peso, venendo da quale passato, e portando quali elementi suoi propri ed irripetibili, la Calabria si fosse collocata, e tuttora si collocasse, nel quadro dell’Italia, del Mezzogiorno, della stessa questione meridionale. Se non che, due scogli sorgevano su questo cammino. Anzitutto la circostanza che, ben diversamente da altre regioni che nella storia d’Italia hanno rivestito un essenziale ruolo istituzionale (si pensi a quelle coincidenti con una realtà statale), la Calabria è stata solo una delle sei regioni storiche inserite nell’antica monarchia meridionale. Non è che della Calabria non si sia data, all’interno di quella compagine statale, un’identità propria e reale; ma – e qui stava il secondo scoglio – tale identità affondava le sue radici in certi requisiti già consolidati, e quindi nell’assetto del suo territorio e nella lunga durata della sua storia precedente; insomma, in un passato ben piu remoto dell’unificazione nazionale. Si è trattato, allora, di conciliare l’esigenza di mantenere a pieno la programmata congruità del volume alla sede in cui esso è inserito (gli aspetti e i problemi della storia regionale piú recente) con l’altra esigenza, pur essa importante, di non smarrire il senso di quella entità regionale chiamata a giustificare una autonoma trattazione. Dalla Premessa di Piero Bevilacqua e Augusto Placanica
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