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finito ieri. romanzo pulp con velleità da libro di inchiesta. l'idea di raccontare mentalità e meccanismi della mafia cinese era buona. il problema è che sembra che l'autore si sia documentato raccogliendo qualche articolo del gazzettino o poco piu. un po poco per parlare di una realtà così impenetrabile. il personaggio di mila un mix tra uma thurman di kill bill e nikita. assolutamente esagerato ma essendo un libro pulp certe forzature ci stanno. nel complesso bellino, scritto discretamente bene anche se certi dialoghi non girano e suonano un po stereotipati. come anche i nomi dei cattivi. musso, trippa, poenta. mancavano solo baccalà, costata, fasoi e vin rosso e il menu era completo. il problema a mio avviso è che oltre al nome da deficienti i cattivi agivano anche come dei deficienti (..come se gli efferati soldati di un'organizzazione criminale non fossero una cosa seria..). e infatti l'eroina Mila a furia di calci rotanti e alabarde spaziali prima o poi li riduce tutti a pezzi. personalmente mi veniva più da simpatizzare per loro. voto 2 di incoraggiamento.
La lettura prende subito e si presenta in modo interessante, ma addentrandosi nella trama, proprio Mila che è il punto di forza iniziale del romanzo, perde consistenza, credibilità e diventando banale assurge a un ruolo talmente caricaturale da svilire le stesse doti narrative di Strukul. Ha contribuito alla caduta d'interesse anche l'eccessiva costruzione psicologica del personaggio fin dall'infazia, che peraltro ho trovato di poca dote inventiva. La copertina è irritante perchè ricorda quella del capolavoro di Enrico Pandiani: "Troppo piombo". In conclusione "La ballata di Mila" di Matteo Strukul è un libro che può tranquillamente mancare nelle nostre librerie.
Parte bene, ma si spegne dopo la metà, diventando scontato e (quasi) banale.
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