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scheda di Abbate, A. L'Indice del 2000, n. 03
Autore-attore-regista folgorante, uno dei più rappresentativi dell'intera avanguardia teatrale italiana, Carmelo Bene è una di quelle personalità che lascia tracce ovunque si cimenti. Oltre che nel teatro, dunque, anche nel cinema e nelle esperienze televisive. Il volume prende in considerazione proprio la parte cinematografica e televisiva dell'opera di Bene, secondo un'impostazione quanto mai articolata che ne mette bene in evidenza la complessità e le molteplici sfaccettature. Dopo una serie di citazioni, alcune quasi epigrafiche ("Ma il cinema, se è cinema, non si può raccontare. Lo si può solo spacciare, facendolo. E vaneggiare", 1998), una dettagliata parte introduttiva passa in rassegna i punti focali attorno cui ruota tutta l'opus dell'autore. Tra questi l'endiadi autore-attore: come scrive Piergiorgio Giacchè, Carmelo Bene "fonde insieme (e in sé) l'inventare dell'autore e il giocare dell'attore, ovvero un aumentare la posta e un sottrarre la scena che si rincorrono e si smentiscono l'un l'altro". Il libro poi si divide in due parti: nella prima - Cinema: la macchina antilinguaggio -, dopo aver individuato le coordinate generali del suo cinema, evidenziando come l'originalità sia uno dei poli principali di attrazione di queste opere, si analizzano a fondo i sei film di Bene. Contrapponendosi fermamente alla produzione tradizionale, egli pone l'"eccesso" come "parola d'ordine" del suo linguaggio: allora la ridondanza scenica, la provocazione, l'iconoclastia, il grottesco, l'anticonformismo, la dissacrazione, tutto ciò contribuisce a rendere questo autore tra i più interessanti del periodo. Nella seconda parte - Televisione: il paradosso del linguaggio (video) - Cosetta G. Saba divide, secondo una prospettiva critica affascinante, il lavoro per la televisione in due filoni: da un lato i "testi in cui la musicalità della voce interferisce e interagisce con l'immagine", dall'altro i "testi in cui la voce assorbe l'immagine, cancellandola". Le pagine conclusive del volume sono un'ulteriore conferma di come la sperimentazione e il lavoro sul linguaggio continuino a costituire per Bene le basi per inventare sempre nuove e originali partiture.
Anna Abbate
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