Cara Massimina

scheda di Bertini, M. L'Indice del 1999, n. 11

Tim Parks, traduttore inglese di alcuni romanzieri italiani contemporanei, tra cui Moravia e Calvino, vive in Italia dal 1981 e ha della realtà del nostro paese una conoscenza singolarissima: completa e capillare quanto quella di un italiano, certo, ma al tempo stesso leggermente straniata, caratterizzata da quello sguardo fresco e vigile che è prerogativa di chi viene dall’esterno. Le pagine di apertura di Cara Massimina portano tracce evidenti di questa visuale privilegiata: è un narratore molto graffiante e perspicace quello che ci introduce nei salotti della ricca borghesia veronese sulle tracce di Morris, giovane professore d’inglese squattrinato e arrivista che passa le sue giornate a impartire inutili lezioni di pronuncia a ottusi giovanotti dai capelli gommati e a romantiche adolescenti lettrici di "Famiglia cristiana". Per
Morris, convintissimo che "In Italia solo gli scemi sono poveri ", la facoltosa provincia veneta trabocca di tentazioni irresistibili: tra lussuose valigette di Gucci, scomodi salotti buoni in mogano e pranzi coronati da succulenti tiramisù, matura in lui una maldestra vocazione criminale, che lo porterà a rapire l’allieva Massimina e a destreggiarsi in situazioni sempre più pericolose. Purtroppo, man mano che il thriller procede, si perde per strada la folgorante precisione sociologica del felicissimo esordio: seguendo le imprese del suo picaresco eroe, Tim Parks finisce per trascurarne la cornice, che era forse l’elemento più interessante.