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Libro finalista del Premio Internazionale Flaiano 2025 - Sezione Over 35Libro presentato da Lorenzo Pavolini nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2025.
L'epica della corsa, l'epica delle sfide, l'epica delle battaglie politiche degli anni Settanta: un padre e un figlio a confronto sulle strade del mondo, per raccontarci di cosa sono fatti i sogni che ci tengono fra cielo e terra.
Lui era la forza della natura, l’invincibile, una specie di supereroe così come lo vedevo da ragazzo quando si pettinava i capelli con la brillantina o si faceva la barba con il rasoio elettrico, i muscoli scolpiti, quegli occhi celesti intensi che brillavano, l’uomo d’acciaio che non si fermava mai.
«Un romanzo sulla forza di repulsione e di attrazione della famiglia e sulla cattiveria gratuita che la famiglia sprigiona pur di sopravvivere a sé stessa, visto che quando la cattiveria è finita è troppo tardi per qualunque riparazione: ne rimane il ricordo, dolceamaro, sufficiente tutt’al più a scriverne». - Paolo Di Stefano
«Angelo Ferracuti analizza un rapporto difficile con il genitore e riesce a farlo solamente capendo la grande passione di quest’ultimo, la corsa» - Marco Patucchi, la Repubblica
Non è facile avere un padre sedentario, distante, a volte ostile, raccolto in se stesso, un impiegato che sembra calamitare in sé i tratti di una provincia ottusa e democristiana. Eppure quello stesso padre, scampato a un cancro alla parotide, improvvisamente comincia a correre, e quando comincia sembra non smettere più. In città lo chiamano "quello che corre" e dalle imprese sulle strade marchigiane si avvia a diventare un protagonista della "marcialonga", prima nazionale poi internazionale, della maratona, delle marce di resistenza. Diventa quello che il figlio, avviluppato nella sua giovinezza ribelle, non avrebbe mai sospettato: una leggenda, il terzo italiano per numero di gare effettuate. La piccola città lo irride, ma lui se ne frega. Lo troviamo di volta in volta in valli svizzere, austriache, pianure fiamminghe, villaggi olandesi, in Norvegia. Dopo tanta ostilità e indifferenza, il figlio va alla ricerca di un fantasma che riappare magico e immenso, più grande della vita, e lo fa percorrendo le vie che il padre ha battuto e quelle che, prima di consumare il suo tempo sulla terra, avrebbe voluto percorrere.
Proposto da Lorenzo Pavolini al Premio Strega 2025 con la seguente motivazione:
«Presento all’edizione 2025 del Premio Strega il romanzo di Angelo Ferracuti Il figlio di Forrest Gump (Mondadori) perché restituisce ai rapporti familiari, con il loro carico di attrazione e repulsione, il valore di una riflessione pubblica. Il romanzo di formazione di un giovane uomo che non riesce a gestire rabbia e ansia, diventa un commovente reportage – genere che Ferracuti pratica da decenni con maestria – degli ambienti dove è cresciuto e che è sul punto di abbandonare proiettandosi all’esterno alla ricerca di una riconciliazione fuori tempo massimo – o almeno un contatto, che può avvenire solo nello spazio della letteratura. Tenuta mentale, determinazione, solitudine appartengono alla scrittura come alla corsa sulle lunghe distanze e accomunano Angelo Ferracuti e il padre Mario; un padre che poche ore prima di morire, con un filo di voce, ribadisce il desiderio che il figlio con cui si è sempre scontrato scriva di lui. Il figlio di Forrest Gump è il nomignolo che alcuni amici hanno affibbiato ad Angelo per via di questo padre che a un certo punto della vita si è messo a correre e sembra non fermarsi più, diventando il terzo italiano per maratone percorse, arrivando a marciare per 48 ore no stop (303 km). Ne nasce un racconto intimo e senza sconti alla già poderosa automitologia paterna. Il romanzo di Ferracuti è l’autobiografia di un’epoca, l’interrogazione di cosa resta dello scontro generazionale vissuto nel ring di molte famiglie negli anni Settanta, l’urto del pragmatismo borghese democristiano e cauto dei padri contro lo slancio irruento dei figli come Angelo che partecipavano ai movimenti anarchici della sinistra, ordine e chiusura opposte a caos e apertura, capelli corti per non sudare troppo nella corsa contro capelli lunghi da ribelli, corse nelle strade contro proteste nelle piazze, un contrasto implacabile che ha plasmato il Paese e non è ancora sopito.»
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