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Il filo infinito - Paolo Rumiz - copertina
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Descrizione

Un libro dedicato all'Europa, alle sue origini, al suo futuro.


“Che uomini erano quelli. Riuscirono a salvare l’Europa con la sola forza della fede. Con l’efficacia di una formula semplicissima, ora et labora. Lo fecero nel momento peggiore, negli anni di violenza e anarchia che seguirono la caduta dell’Impero romano, quando le invasioni erano una cosa seria, non una migrazione di diseredati. Ondate violente, spietate, pagane. Unni, Vandali, Visigoti, Longobardi, Slavi e i ferocissimi Ungari. Li cristianizzarono e li resero europei con la sola forza dell’esempio. Salvarono una cultura millenaria, rimisero in ordine un territorio devastato e in preda all’abbandono. Costruirono, con i monasteri, dei formidabili presidi di resistenza alla dissoluzione. Sono i discepoli di Benedetto da Norcia, il santo protettore d’Europa. Li ho cercati nelle loro abbazie, dall’Atlantico fino alle sponde del Danubio. Luoghi più forti delle invasioni e delle guerre. Gli uomini che le abitano vivono secondo una ‘regola’ più che mai valida oggi, in un momento in cui i seminatori di zizzania cercano di fare a pezzi l’utopia dei loro padri: quelle nere tonache monacali ci dicono che l’Europa è, prima di tutto, uno spazio millenario di migrazioni. Una terra ‘lavorata’, dove – a differenza dell’Asia o dell’Africa – è quasi impossibile distinguere fra l’opera della natura e quella dell’uomo. Un paradiso che è insensato blindare con reticolati. Da dove se non dall’Appennino, un mondo duro, abituato da millenni a risorgere dopo ogni terremoto, poteva venire questa formidabile spinta alla ricostruzione dell’Europa? Quanto è conscia l’Italia di questa sua centralità se, per la prima volta dopo secoli, lascia in macerie le terre pastorali da dove venne il segno della rinascita di un intero continente? Quanto c’è ancora di autenticamente cristiano in un Occidente travolto dal materialismo? Sapremo risollevarci senza bisogno di altre guerre e catastrofi?” All’urgenza di questi interrogativi Paolo Rumiz cerca una risposta nei fortini dove resistono i valori perduti, in un viaggio che è prima di tutto una navigazione interiore. I guardiani dell’arca costituisce, insieme al canto epico Evropa (che uscirà per Feltrinelli nel 2020 in Italia, e simultaneamente in molti altri paesi europei), un dittico dedicato all’Europa, alle sue origini, al suo futuro.
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Dettagli

2022
Tascabile
30 settembre 2022
176 p., Brossura
9788807896859

Valutazioni e recensioni

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Michela
Recensioni: 1/5
Bocciato

Uno dei libri più brutti che abbia mai letto, non saprei nemmeno da dove iniziare con le critiche. Soldi buttati.

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rigus68
Recensioni: 4/5
Non un filo infinito, ma di certo molto lungo

Tutti a bordo! Partendo da Norcia, aprile 2017, Rumiz porta il lettore a visitare diverse abbazie sparse per l’Italia. Si parte dall’abbazia di Norcia vista dall’orlo della conca di Castelluccio, somi-distrutta da un terremoto, di cui si contemplano le rovine. Si era salvata solo la statua di San Benedetto, dominata dalle rovine della cattedrale. Si arriva poi al monastero di Praglia, n Veneto. Da qui si giunge al monastero di Sankt Ottilien, Germania, e a Landsberg, nelle cui prigioni Hitler scrisse Mein Kampf. Si ritorna in Lombardia all’abbazia di Viboldone. In Sud Tirolo, si visita l’abbazia di Muri Gries e, sempre in questa regione, l’abbazia di Marienberg. Ci si trasferisce poi a San Gallo, Svizzera, da qui a Citeaux, Francia, dove nacquero i monaci cistercensi. Nella stessa rgione troviamo Saint Wandrille, la cui chiesa abbaziale è un granaio in legno di quercia. Da qui all’abbazia di Orval, in Belgio, il percorso è breve. Si giunge poi ad Altotting, in Germania, senza dimenticare, nella stessa regione, Niederalteich, abbazia benedettina. Da qui si visita Pannonhalma, in Ungheria. Si ritorna in Italia a Camerino, nelle Marche e infine il cerchio si chiude sull’abbazia di San Giorgio Maggio, in Veneto. Non un filo infinito, ma di certo un lungo percorso non privo di fascino. Storia ben strutturata e ben descritta.

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La Nic
Recensioni: 5/5

Attuale, profondamente poetico e struggente. La capacità evocativa dell’autore, il linguaggio tutto da assaporare lo rendono una lettura bellissima.

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Recensioni

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Conosci l'autore

Paolo Rumiz

1947, Trieste

Paolo Rumiz è scrittore e giornalista triestino, inviato speciale del «Piccolo» di Trieste ed editorialista de «La Repubblica». Esperto del tema delle Heimat e delle identità in Italia e in Europa, dal 1986 segue gli eventi dell’area balcanico-danubiana. Nel 2001 invece segue, prima da Islamabad e poi da Kabul, l'attacco statunitense all'Afghanistan. Vince il premio Hemingway nel 1993 per i suoi servizi dalla Bosnia e il premio Max David nel 1994 come migliore inviato italiano dell’anno. Da molti anni percorre l'Italia seguendo vari temi di viaggio, di storia, di scoperta e raccontando queste esperienze in numerosi reportage e libri.Nel 2024 ha ricevuto dalla Fondazione del Campiello il Premio speciale alla Carriera.Ha pubblicato, tra l’altro,...

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