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Anno edizione: 2012
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Grande affresco incompiuto di quello che già allora poteva rappresentare la politica nel palazzo. Sconcertante l'effetto di non sentire differenze tra ieri ed oggi. Saranno cambiate le uniformi ma l'approccio all'esercizio della politica sembra sempre molto distante da quello che le idee rappresentate vorrebbero raccontare; alcune incongruenze dovute alla mancata correzione dell’opera si giustificano e sbiadiscono di fronte alla scrittura magistrale. De Roberto ha descritto il Paese d’allora che pare specchio di quello odierno, anzi, s’è spinto oltre. Scrive infatti alcune righe che paiono profetiche considerando gli eventi del ’43. Lo fa per bocca di Consalvo che in merito al loro appoggio al Re afferma: “Noi continueremo a sostenerlo, il giorno del pericolo, e vedrete che egli preparerà i bauli, detterà la sua brava abdicazione, e ci lascerà nel ballo, a difendere un posto vuoto!”. Inoltre il capitolo sette, con la conferenza del senatore Consalvo di Francalanza vale, già da solo, un applauso.
testo impegnativo ma che denota una profondità grande nello sviscerare l'animo di questi due uomini e denota una conoscenza delle azioni politiche nelle quali vivono
Con "L'imperio", De Roberto è riuscito finalmente a scrivere un romanzo interessante, un'opera ben diversa dalla noia tremenda de "I viceré", caratterizzato da troppi personaggi, assenza di protagonista e dettagli inutili. Ne "L'imperio" tutto è finalmente funzionale al progredire della trama; c'è un protagonista in cui il lettore può identificarsi; c'è una vera e propria trama, basata sulla denuncia del parlamentarismo dell'epoca derobertiana. Proprio quest'ultimo aspetto rende l'opera interessante, anche perché, contrariamente a quanto avviene per "I viceré" il romanzo risulta molto vicino al lettore, per la grande attualità del tema trattato. Altro aspetto positivo è l'umana durata dell'opera: non più le quasi 600 pagine de "I viceré", bensì un romanzo leggibile e perfettamente godibile. Un po' complesso ed offuscato il finale, ed è probabilmente per questo che alcuni critici ritengono l'opera incompiuta.
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