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Recensioni Il libro degli amici

Il libro degli amici di Elio Pecora
Recensioni: 2/5
Da Alberto Moravia a Elsa Morante. da Sandro Penna a Italo Calvino, da Francesca Sanvitale a Elsa de Giorgi, tutti i maggiori esponenti della Roma letteraria del secondo Novecento convergono in queste pagine a mostrare la bellezza di anni irripetibili in cui vita e letteratura erano tutt'uno

Il folto gruppo di prosatori e di poeti che abitano le pagine di questo libro - da Elsa Morante ad Amelia Rosselli, da Aldo Palazzeschi ad Alberto Moravia, da Paola Masino a Paolo Volponi, da Dario Bellezza a Rodolfo Wilcock, e tanti altri fra musicisti, pittori, attori, registi, galleristi - sono gli amici di cui l'autore, fra amabile e ironico, fra malinconico e divertito, racconta le giornate e gli incontri. Fanno parte di una società che include e accoglie i "chiamati" e gli "eletti", la cui singolarità consiste soprattutto nella certezza di un'appartenenza difficile, ma instancabilmente cercata. Fra loro hanno la meglio la confidenza e gli umori, la reciproca attenzione e la non infrequente spietatezza. E non s'aggirano sulle terrazze romane inventate dal cinema e suggerite dalle cronache, ma nel recinto della familiarità e degli affetti. Siamo negli anni che vanno dalla metà degli anni Sessanta alla fine degli anni Ottanta, quando Roma va esaurendo gli entusiasmi succeduti alla Ricostruzione e resistiti alla Prima Repubblica. Sono gli anni in cui la città pullula di cinema d'essai e di teatri d'avanguardia, di librerie affollate e dove, nelle strade e nelle piazze del Centro, ancora è dato godere di vasti silenzi e di straordinarie apparizioni: De Chirico sulla porta del Caffè Greco, i Torlonia a cavallo che scendono da Villa Borghese, Fellini che traversa piazza di Spagna, Ingrid Bergmann che scivola via sui lunghi piedi. Non è assente in queste pagine il dolore: la morte di Pasolini, più tardi il suicidio della Rosselli, e un'altra Roma annientata dal rumore. Non è la nostalgia a muovere la narrazione, né l'elogio di un tempo ormai remoto; piuttosto il bisogno di consegnare una piccola testimonianza di un periodo d'oro. )
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