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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2020
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"Liquirizia": titolo curioso per un libro che parla di guerra. In realtà l'autore ha voluto narrare anche (e soprattutto) una toccante storia d'amore, sbocciata tra un sottotenente e una soldatessa nemici nel pieno della spaventosa battaglia di Stalingrado. Lo scontro/incontro tra i due giovani durante quei feroci combattimenti inoltre riporterà alla luce un'altra vicenda, alla quale sia Giuliano sia Tanja - questi in nomi dei protagonisti - sono a loro insaputa incredibilmente collegati. Lo scontro che mutò il corso della II Guerra Mondiale in Europa e che fa da cornice al racconto è descritto minuziosamente, ma con abile sintesi: preziosissima dunque per chi poco sa di quella tragedia, essa lascia ampio respiro alla vicenda umana dei due ragazzi, alle loro emozioni, paure e speranze; a una "storia" che non può che interrompersi allorché i tedeschi (e con essi la manciata di italiani trovatisi intrappolati nella città) capitolano ai russi; e che, tuttavia, è troppo "grande" perché non possa segnare per sempre la vita dei due giovani. Testimone e al tempo stesso strumento del loro impossibile sentimento è "Liquirizia", l'orsacchiotto di stoffa di Tanja bimba che la sovietica porta adesso con sé dentro lo zaino nel corso della guerra (da qui il titolo del romanzo). Mi sono ritrovato così a leggere molte pagine pulsanti di intensa e malinconica tenerezza, ma soprattutto di amore profondo, che spingono a confidare che anche nei momenti più cupi e di agghiacciante disillusione la parte migliore dell'Uomo può riemergere ed affermarsi. E così per chi, come me, da ragazzino ha toccato con mano i dolori di quella guerra mondiale e ora prova brividi di fronte alle incertezze e ai pericoli dell'attuale fase storica, la favola di Giuliano e Tanja, oltreché appassionarmi, mi ha come rincuorato. E la frase finale del racconto (che, dato lo stile sciolto dell'autore, si legge tutto d'un fiato) ha ha addolcito il mio pessimismo di lungo testimone del tempo. Libro molto bello!
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