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State lontani da questo volume se state attraversando la crisi dei 30 anni – o dei 35 o dei 25 anni, o quello che e`: ormai le crisi esistenziali si portano a qualunque eta`. E stateci lontano anche se il genere “fumetto su una persona alienata in un citta` alla Adrian Tomine” non fa per voi. A tutti gli altri, bentrovati, prego, da questa parte: "Piccoli furti" di Michael Cho potrebbe essere il titolo per voi. Corrina Park ha finito il college da cinque anni e fa un lavoro carino in una grande citta`, settore pubblicitario. E` triste perche´ voleva essere una scrittrice, perdio, non partecipare a riunioni “creative” e trovare uno slogan per un profumo per bambine di 9 anni. Eppure, eccola li`, in citta`, con i suoi colleghi come soli amici e le conoscenze del liceo e dell’universita` gia` perdute e dimenticate (“Chissa` quanti di loro si sono sposati”). Piccoli furti copre un arco temporale di pochi giorni, durante il quale una persona giovane-ma-non- piu`-giovanissima puo` perdere la testa – o il lavoro, o l’amore, o tutto. In momenti come questo, l’ultima alternativa a un’esistenza sciapa e ormai affidata al pilota automatico sembra essere uno stupido atto di ribellione (da cui il titolo del fumetto), un modo di dire: “Ho un lavoro che odio in un settore che disprezzo, ma sono ancora in controllo della mia vita!”. Un’illusione, certo, ma come detto e` un momento di crisi – e come tale e` passeggero.
Leggere Piccoli furti e` come guardare un incidente ferroviario dall’alto, al rallentatore: sappiamo gia` cosa succedera`, ma non riusciamo a smettere di fissare quello spettacolo: “Magari succede qualcosa”.
E “qualcosa” ovviamente succede, visto che non stiamo parlando di una tragedia, ma di un fumetto in rosa, bianco e nero su una lavoratrice cognitiva frustrata e forse velleitaria con un lavoro ottimo, che pero` non la fa sentire “speciale”. Una ragazza timida, ma non troppo, che non riesce a rimorchiare perche´ avulsa dal reticolo di app e siti d’incontri su cui si basa la vita sessuale e sentimentale dei giovani metropolitani.
Una persona inserita in un contesto alieno che la fa soffrire, eppure libera di andarsene dallo stesso in qualsiasi momento. Una persona, insomma, che ha bisogno di capire qualcosa di se stessa, e velocemente. Come dice a un certo punto al suo gatto (davvero): “E` da un po’ che ho paura e faccio casino. Non volevo ammetterlo”. Ecco, appunto. Bello, certo, ma e` il primo e ultimo titolo di questo tipo che vorrei leggere quest'anno.
Voto 3/5
Recensione di Pietro Minto
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