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Esplorare dall'interno l'universo della Decadenza è ciò che accade al lettore de "Il sole a occidente": un universo estetico, una monade che vive di se stessa. La possibilità di una vita "altra", dedicata alla difesa della Bellezza, unica dimensione salvifica dell'esistenza, è il tessuto connettivo del libro. Una bellezza minacciata dal mediocre appiattimento globalizzante, inesorabilmente votato all'arrogante logica del denaro, che corrode tutto ciò che gli si oppone. Il protagonista ne prova repulsione e fa del proprio vivere una costante ricerca artistica. Arte in tutte le sue declinazioni; egli stesso, artista, mira alla perfezione estetica di ciò che elabora e vive, compresi gli excursus nella storia del costume e nell'analisi puntuale degli accessori che completano l'eleganza della forma. Le notevoli capacità narrative dell'Autore fanno il resto. Autentici bagliori di poesia sono i ritratti di alcuni personaggi o oggetti solo apparentemente marginali all'interno del romanzo; le magistrali descrizioni piene di pathos delle città, che divengono creature vive, con i loro umori e sentimenti, e sembra dialoghino con il lettore. Naturalmente non mancano le ombre e le oscurità della Decadenza e lo sguardo del protagonista, spesso ironico, talvolta impietoso, si sofferma su quegli aspetti di essa che rischiano di trasformarsi in quello stesso conformismo cui ci si vuole sottrarre, quando il lasciarsi vivere "al di là del bene e del male" diventa un integralismo dagli esiti tragici. Del resto, il sole è ormai a occidente. Da leggere.
Il romanzo che non ti aspetti! Ti trascina in un mondo incredibile dove tutto è bellezza ed eleganza ma anche vizio e decadenza... Coinvolgente ed emozionante, alle ultime righe mi ha anche strappato qualche lacrima! Consigliatissimo, ma a un pubblico adulto.
Ho acquistato il romanzo alla presentazione a venezia durante il carnevale incuriosito dal pubblico in maschera e l'ho finito in un giorno: una bellezza di storia e scrittura che è raro trovare nella narrativa italiana di oggi. Complimenti all'autore che non conoscevo.
Recensioni
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È un esordio letterario ed è un capolavoro. Non ci sono altre parole per descrivere questo coraggioso romanzo che solo una casa editrice audace avrebbe potuto prendere in considerazione. Donfrancesco firma un’opera controcorrente, che sfida la letteratura contemporanea. Nella quarta di copertina viene descritto come un romanzo neo-decadente. Tra le sue pagine nasconde una feroce critica alla società moderna.
A vestire i panni dell’eroe è Tancredi, un giovane bohemien che sceglie Venezia come città in cui vivere la sua solitaria ricerca della Bellezza. Un esteta che vive al di là del bene e del male, senza morale, ma nostalgico della tradizione.
Tancredi è un artista. Riproduce quadri preraffaeliti, è amante della musica classica e dell’arte greco-romana, è un cattolico nostalgico del rito tridentino. Fa della sua vita un’opera d’arte e nel mito cerca il senso della storia. In questo suo viaggio votato al puro godimento, incontra dei degni compagni: Flaminia, Enrico, Liliane. Eccoli, dunque, quattro imperatori in cerca di un regno da dominare, in continua guerra con il mondo massificato che ha ucciso la Bellezza, sacrificata alle leggi del profitto e del pensiero unico. Eppure non tutti i protagonisti di questo romanzo riusciranno a resistere alle tentazioni della contemporaneità. Difficile essere coerenti in un mondo che condanna chi vuole distinguersi. Tancredi, invece, è un eroe caparbio. Preferisce soccombere più che demordere. È amorale, è contraddittorio, è egocentrico, è un Titano anacronistico. Non può adeguarsi ai tempi perché il tempo non gli appartiene, perché la Bellezza non è di quest’epoca.
Sebbene in questo romanzo riecheggi tutta la tradizione decadente, da Huysmans a D’Annunzio, dal Marinetti di Mafarka il Futurista a Baudelaire, Donfrancesco non compie un’operazione di recupero o addirittura nostalgica, prende solo in prestito il sentimento di quel tempo e lo riporta nel nostro.
Il Sole a Occidente è questo in fondo, un parallelismo tra secoli diversi, governati dagli stessi problemi. Laddove i valori cadono, la nostalgia incombe; laddove l’uomo non ha più una tradizione, la società crea idoli decadenti, un nuovo che puzza di marcio. Intanto si ammirano le rovine, i segni della trascorsa Bellezza e in questo vuoto esistenziale ognuno salva il salvabile. Tancredi in fondo sogna sulle macerie di Venezia, cerca in questa città il suo centro gravitazionale e lo trova solo nelle rovine delle chiese bizantine, negli isolotti sommersi della Serenissima, nel Carnevale della città lagunare.
Ciliegina sulla torta, lo stile di Donfrancesco. Moderno, pomposo, magniloquente, tagliente, attuale. Insomma l’autore sa destreggiarsi tra tanti linguaggi che creano una costante lotta tra vocaboli, emozioni e situazioni. Nulla viene lasciato al caso. La ricerca della Bellezza del nostro Tancredi abbraccia il tutto e abbatte ogni ostacolo.
Ma alla fine di questa solitaria battaglia chi vincerà e chi perderà?
La grandezza di questo romanzo sta nel suo finale anticipato fin dalla prima pagina, ma non voglio dirvi altro perché farei uno sfregio alla vostra curiosità. Certamente se volete leggere un libro controcorrente, accomodatevi perché di romanzi del genere se ne trovano pochi. E state tranquilli qui si parla con termini moderni, senza tabù, senza la paura di raccontare nei minimi dettagli perversioni e sentimenti.
Donfrancesco non ha paura di usare tinte forti, cariche. Non scade mai nella volgarità, d’altronde già la modernità è la più sublime delle volgarità.
Recensione di Martino Ciano
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