La sumera
di Valentino Zeichen
«Fa davvero allegria il talento di Valentino Zeichen, che come un ballerino chiamato a ballare su un palco disseminato di ostacoli inciampa in tutti (senza mancarne uno) superandoli con eleganza. Un’eleganza che è sforzo della mente, esercitata in prove estenuanti di ricerca della parola giusta e dei suoi contrappunti ritmici, tanto che abbiamo l’impressione di vederla (la mente) come sudare (sudare gocce asciutte).» Angelo Guglielmi - alfabeta2, dicembre 2015
Un giorno dopo l'altro, senza grandezze né tragedie, Ivo, Mario e Paolo consumano quel che resta delle loro giovanili inquietudini in una Roma sonnacchiosa e sempre più indifferente. I tre amici si muovono in uno spazio privilegiato, tra la via Flaminia e la Galleria d'Arte Moderna, passando le loro giornate fra minimi spostamenti, pedinamenti di donne, amori impossibili. Sono tre "vecchi ragazzi" scioperati, un po' come i vitelloni felliniani, che vivono, anzi vivacchiano, nella capitale, "contemporanei al proprio passato". La ricerca di un centro che appare introvabile rivela la fatica di crescere e di cambiare in una realtà alla quale sembra difficile aderire: così il fallimento di Mario diventa lo specchio del fallimento di Ivo e insieme sembrano portare verso un'unica sconfitta, quella di un'intera generazione cresciuta nel segno della marginalità esistenziale. La deriva pare arrestarsi solo davanti a una donna senza nome, che i tre si contenderanno in un balletto quasi moraviano.)
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Disp. immediata