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Anno edizione: 2015
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Bello. Di scrittura altamente lirica e di "accento" sublime. Solo un poeta poteva concepire una prosa di tali qualità. Vi è la forte impressione che Zeichen si sia ispirato, in questo romanzo dallo sviluppo vagamente picaresco ed esistenzialista (e forse dal finale rimasto incompiuto), a Mario Schifano ed il suo gruppo di fine anni 60'; con Franco Angeli, Tano Festa, Anita Pallemberg, ecc.
Forza Valentino, fiumano di nascita, come molti di noi, e romano d'adozione. L'ictus che lo ha colpito, non credo sia legato alla sua mancata candidatura allo Strega, come insinuato da alcuni giornali, che avrebbe meritato ampiamente, quantomeno per il suo lavoro poetico ultra quarantennale, svolto nella sua baracca di lamiere, rigorosamente abusiva, tra la via Flaminia e Piazza del Popolo, per la toponomastica cittadina denominata da un cartoncino scritto col pennarello, la mitica "VillaLisorci". Sono quasi d'accordo con l'editore Elido Fazi quando dice, sul Messaggero: «Bisognerebbe chiedere perché un grande poeta come Valentino, con un bel libro come "La Sumera" sia stato escluso anche dai dodici. Non c'è nessuna logica di qualità». Già... ma cercare la logica in un qualsivoglia premio letterario è materia da antidoping. A quando un'agenzia come la WADA anche in letteratura? A me è piaciuta la Roma indolente e ponentina descritta nella "Sumera", vista attraverso la "vita minima" di Ivo, Mario e Paolo, il cui vissuto sembra assumere finalmente un senso con la lotta per una donna senza nome. Sono anni belli da raccontare quelli di Valentino, sono gli anni della nostra generazione. Il paragone con i Vitelloni di Fellini è già stato fatto, ma lo faccio mio e, spudoratamente, lo copio senza citarne la fonte, consigliando di leggere il primo romanzo di Valentino Zeichen. Scritto benissimo, anche con molta ironia, vi farà amare uno scrittore che reputo straordinario. Ma come si può non amare follemente un poeta che, pur vivendo in assoluta povertà, rifiuta la legge Bacchelli, dicendo, testualmente: «...è un premio Nobel alla miseria anche se salva tanti finti artisti dall'indigenza». Forza Valentino, "vecio fiuman!".
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