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recensioni di Monciatti, A. L'Indice del 2000, n. 12
Le condizioni socioculturali in cui si sviluppò l'arte a Roma nel Medioevo furono strutturalmente diverse da quelle di qualsivoglia altro centro. In primo luogo i monumenti antichi erano una presenza incombente, e nei lunghi secoli del Medioevo si attinse in continuazione, quando non ai loro materiali, al loro patrimonio formale. Fu questo un fattore di continuità tanto forte che è difficile, per taluni elementi, motivi e schemi figurativi, distinguere fra recupero e conservazione o, se si vuole, fra rinascita e affioramento. Sostanziali furono inoltre gli innesti culturali di matrice diversa che a più riprese intervennero su questa orditura, attratti dalla sede della Curia e favoriti dalle stesse relazioni internazionali intrattenute dalla gerarchia ecclesiastica, che si trattasse di movimento di artisti o d'importazione di opere, tanto da Bisanzio quanto dall'Europa continentale.
La raccolta degli scritti di Valentino Pace sull'arte a Roma nel Medioevo coglie queste specificità o, per usare le parole dell'autore, la "situazione di esemplare coesistenza di forze - l'Antico, Bisanzio, l'Occidente"; nella consapevolezza che "il senso del loro apporto possa esservi colto senza prevaricazioni egemoniche dell'una sull'altra" e nella convinzione che "di fronte ad un monumento lo storico deve oggi cercare di cogliere soprattutto le motivazioni intellettuali, la ragione delle scelte che fanno sì che esso si configurasse nel suo specifico aspetto".
L'autore della ricerca rivolge l'attenzione di preferenza alla committenza e alle tipologie di oggetti più significative da quel punto di vista; cosicché a utili pagine di inquadramento di fenomeni già noti si alternano quelle che hanno aperto - per la verità non sempre con la meritata fortuna - nuove branche di studio su argomenti e materiali trascurati, seppur tutt'altro che marginali. È merito infatti dell'autore aver avviato lo studio della miniatura "romana" del secolo XIII (Per la storia della miniatura duecentesca a Roma); l'aver articolato l'indagine sulla committenza non strettamente papale dello stesso secolo (in particolare quella benedettina e aristocratica: Committenza benedettina a Roma: il caso di San Paolo fuori le mura e Committenza aristocratica e ostentazione araldica nella Roma del Duecento); l'aver prodotto nuovi confronti formali, svincolati da schemi interpretativi troppo rigidi spesso risultati penalizzanti.
I contributi ora pubblicati nella collana "Nuovo Medioevo", diretta da Massimo Oldoni, sono tutti apparsi nel corso di due decenni (ad eccezione di uno, inedito), cosicché talvolta si sono imposti aggiornamenti sugli sviluppi intercorsi: i puntuali, e puntuti, post-scripta ne danno ampio conto e testimoniano di riflesso l'appassionata intensità del dibattito critico. Ma se questi sono utili anche come aggiornamento bibliografico, qualche riserva va espressa circa la raccolta dei testi in sezioni intenzionalmente omogenee, che però non possono sempre esserlo, per la natura stessa di raccolta e per la meritoria articolazione che li contraddistingue. Per le stesse ragioni si sente la mancanza di un indice dei nomi e di un adeguato apparato iconografico.
Ciò nonostante l'organicità d'insieme del volume non è compromessa, e la sua lettu-
ra rappresenta una delle rare occasioni - anche per il non specialista - per affronta-
re contestualmente le molteplici componenti dell'arte a Roma nel Medioevo e per riflettere sui meccani-
smi precipui che sottendo-
no ora la committenza, ora la produzione, ora la fruizione artistica.
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