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Premi
1979 - Oscar [Academy Awards] - Miglior attore non protagonista - Walken Christopher
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Come Michele Bettini della recensione del 26 luglio 2013, anch'io sono atea, ma, al contrario di Bettini, ritengo che in questo film di divina provvidenza ce ne sia fin troppo, solo che interviene sempre e comunque in favore del protagonista eroe, anche nel suo unico momento di debolezza e cioè quando punta la pistola alla testa di John Cazale. Meritatissimo l'Oscar assegnato ad uno straordinario Christopher Walken, per il resto il film è stato ampiamente sopravvalutato, tracima retorica, ipocrisia, inverosimiglianza. Ha avuto successo perché l'attenzione dello spettatore viene morbosamente attirata dalle celeberrime scene della roulette russa, ma è proprio in queste che l'inverosimiglianza raggiunge il suo culmine, il regista si comporta come un abile e truffaldino croupier.
Il film, come ogni film che racconta le guerre, non nega Dio, ma disperatamente lo cerca. Percependo la Sua presenza nell'intima sofferenza di ogni protagonista. E' un inno alla speranza ed al significato profondo dell'amicizia e del senso di appartenenza, al senso del dovere e del sacrificio, al senso morale che non abbandona mai Michael, anche nel suo disperato tentativo, anche a costo della propria vita, di recuperare Nick durante l'intensissima roulette russa quando finalmente lo trova a Saigon. Non è un film dove ci si possa divertire, ma dove è doverosa una profonda riflessione su quello che ha rappresentato quella guerra scellerata, così come tutte le guerre della nostra storia umana. Racconta lo strappo tra coloro che sono andati e coloro che sono rimasti con delicatezza ma con la ferma convinzione che niente sarà come prima, che si torna "diversi" nell'anima. Alla fine Mike riesce nel suo dovere morale ed etico di riportare tutti a casa, in qualche modo. Sé stesso con la sua solitudine, quel che resta di Steve, e soprattutto il ricordo e l'amore per Nick. Tutto, in Mike, è un disperato tentativo di riportare le cose com'erano prima. E lo stringersi gli uni agli altri, alla fine della narrazione, nel commovente saluto finale all'amico perduto, riporta, in un modo o nell'altro e per quanto possibile, tutto al suo posto. Oltre che antimilitarista, il film è anche una condanna all'ineluttabile destino autodistruttivo presente da sempre nell'animo umano. Quell'abbandonarsi continuo nelle braccia del demone della guerra. Demone che, inestinguibile, ha accompagnato ed accompagnerà nei millenni tutti i nostri passi.
Mi è capitato di riflettere sul perché questo film non possedesse alcuna colonna sonora ( se c'è no la ricordo ) : semplicemente non ne ha bisogno. È autosufficiente, è uno dei pochi film che raggiungono la perfetta efficacia del mezzo visivo. Ogni scena é vivida e credibile di per sé ; non è vero che non c'é partecipazione , anzi se questo film ha una peculiarità è proprio quella di rendere lo spettatore, in ogni situazione, partecipe delle emozioni dei personaggi. Il sentimento, sia divertimento o dramma, è fluisce puro e semplice dalla forza dell'immagine Nella recitazione degli attori non c'é parvenza di finzione (cosa normale in De Niro, ma sorprendente in un attore dallo stile peculiare come Walken ) . Giustamente invece Bettini afferma che non c'é senso , ma non è importante. Ê semplicemente la rappresentazione del dramma,vivida e riuscita. E il cinema è questo : nessuna priorità di riflessione . Come diceva Mary McCarthy , quando guardo la carrozzina de "La corazzata Potemkin" vedo solo una tragedia, e hai voglia ad attribuirgli una qualsivoglia interpretazione oggettiva.
Recensioni
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