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Anno edizione: 2003
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Ovviamente il libro non raggiunge La Città della Gioia o Mezzanotte e 5 a Bhopal, nè come contenuti nè come intensità. Pur tuttavia è da consigliare come lettura ai giovani che giunti alla licenza liceale, attendono che altri programmino i loro viaggi e/o il loro successivo percorso formativo, ritenendosi ancora troppo giovani per affacciarsi alla vita contando solo sulle proprie forze. Il libro vuole, secondo me, trasmettere che, al di là di tutto, bisogna avere speranza nel futuro. Esiste sempre qualcuno che è disposto ad aiutarti, con o senza lettera di raccomandazione; la cosa fondamentale è crederci con tutte le proprie forze. A diciotto anni è fondamentale "credere" fortemente che la vita sia bella e che ti strizzi l'occhio in segno di benevolenza. Concludendo, una bella favola che voleva raccontare di un viaggio esistenziale, ma che resta forse troppo ancorato a semplice "diario di bordo".
Essendo il primo libro che leggo di Lapierre, dopo aver sentito parlare della "Città della gioia" (molto bello hanno detto),e non avendo molta passione per la lettura, questo libro, anche se informativo, non mi è del tutto piaciuto per vari motivi: Il suo modo di scrivere, non si capisce cosa stia succedendo, in una scena, anche perchè mi sembra impossibile che con tutti l'autostop che ha fatto sia riusciuto a fare tutta quella strada..una cosa che mi ha stupito è che lui ,quando ha bisogno di qualcosa, incontrà fatalità una persona importante, che gli offre: o il pranzo, o la cena, o la casa per 1 - 2 giorni..Ultima cosa che volevo aggiungere; quando sta per tornare e gli servono soldi, incontra per caso una persona che gli dà 15 $.. Perchè tutte queste coincidenze?Ho capito che parte del ricavato andrà nelle indie, però.........
Ho amato questo libro,un pò come tutti i libri di Lapierre e mi dispiace sentirne tanti commenti negativi.Credo che prima di giudicare un libro, soprattutto una storia vera, dovremmo provare a viverlo come fossimo noi stessi i protagonisti.Personalmente ammiro profondamente un ragazzino che a 18 anni,negli anni '40,ha avuto il coraggio di attraversare "l'America" da solo.
Recensioni
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Da anni Dominique Lapierre lavora a favore dei bambini più poveri. La sua associazione vive di contributi volontari e dei diritti d'autore che lui stesso devolve interamente a favore di iniziative che migliorano le condizioni di vita dei bambini, ma anche degli adulti, più bisognosi.
In occasione dell'uscita di questo libro, la casa editrice Il Saggiatore e l'ALI, Associazione Librai Italiani, con l'adesione di molti librerie tra cui Internet Bookshop, hanno voluto contribuire all'attività non profit dell'autore destinando un euro per ogni copia venduta a favore dei piccoli ospiti di Udayan, una casa per la riabilitazioni dei bambini poveri e malati di lebbra che si trova a Kolkata, in India.
Quando le carte di credito non esistevano e il telefono era uno strumento eccezionale, quando il turismo di massa non aveva ancora trasformato il viaggio in una caccia all'esotismo patinato, un ragazzo di diciott'anni partiva per la sua prima grande avventura attraverso Stati Uniti, Messico e Canada. In quel momento la vita è davvero bellissima per il futuro autore della Città della gioia e del più recente saggio inchiesta Mezzanotte a Bhopal. Era il 1949 e Lapierre veva appena vinto una singolare borsa di studio proposta da un'industria mineraria ai ragazzi del liceo parigino che frequentava: una somma irrisoria, diecimila franchi, corrispondenti a trenta dollari dell'epoca, erano messi a disposizione di un giovane che si impegnasse a visitare un paese straniero in economia, imparando a far quadrare il bilancio, sentendosi interamente responsabile di sé stesso. Lapierre accetta la sfida si lancia in un'avventura che lo porterà ad attraversare gli Stati Uniti fino alla terra degli indios. Dopo la traversata atlantica, il paese dei sogni diventa realtà sotto i suoi occhi, incanto che cede presto il passo alla necessità di procurarsi un piatto caldo e un letto: un dollaro ogni mille chilometri è tutto quello che ha in tasca. Perciò veste di volta in volta i panni di lavamacchine, addetto alle pulizie, giardiniere, giornalista e marinaio. Lo spirito di adattamento è la sua risorsa, l'intraprendenza la sua moneta. A New Orleans si mantiene facendo le pulizie in un convento di suore domenicane, mentre scopre il Vieux Carré, i vicoli e i locali dove è nato il jazz. Poi una corsa pazza attraverso i polverosi deserti texani, a bordo di una Ford blu con due nuovi amici, lo porta a Città del Messico. Un soggiorno tra gli indios, e poi di nuovo sulla strada: pullman lentissimi, autostop, passaggi di fortuna, imprevisti di ogni tipo. Arrivato a New York, scopre un'esaltante megalopoli che allora come oggi seduce, invita con insistenza al consumo. Ovunque, dagli altopiani messicani alle foreste del Québec, stringe amicizie, suscita l'interesse della cronaca locale, ottiene ospitalità. Dopo aver percorso tremila chilometri con trenta dollari, torna in Francia e consegna a questo diario il resoconto della sua sfida; pagine che diventano presagio di una vocazione, che raccontano l'iniziazione di un uomo che avrebbe dedicato la vita agli altri.
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