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Elogio della menzogna - Volker Sommer - copertina
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Elogio della menzogna - Volker Sommer - copertina
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Descrizione


Chi condivide la convinzione secondo cui gli animali della stessa specie non si ingannerebbero tra loro si dividono tra chi nega agli animali la capacità di una simile scaltrezza e chi ritiene che in natura la comunicazione tra i conspecifici sia sempre al servizio della conservazione della specie: solo l'uomo per deformazione culturale praticherebbe l'inganno reciproco, come pratica l'omicidio. Punti di vista entrambi errati, secondo Sommer... Il libro è l'esplorazione di una vasta letteratura filosofica, sociologica, antropologica messa a confronto con i recenti risultati della ricerca biologica ed ecologica.
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Dettagli

1999
29 gennaio 1999
Libro universitario
276 p.
9788833911342

Voce della critica


recensioni di Vitale, A. L'Indice del 1999, n. 05

253. Questo è il numero di aneddoti comportamentali definiti come esempi di inganno tattico tra scimmie e catalogati da due primatologi, Andrew Whiten e Richard Byrne, come riferisce Volker Sommer in questo interessante libro. L'autore, che ha compiuto studi di biologia, chimica e teologia, offre un'analisi di ampio respiro sulla storia della menzogna e dell'inganno, mescolando sapientemente cultura umanistica e cultura scientifica. Proprio questo approccio vario e stimolante è l'aspetto più felice di questo volume.

Sommer ci mostra come la menzogna, molto spesso intesa come manipolazione di informazione, è un "sottile filo rosso" che "attraversa da un capo all'altro la trama dello spirito". Gli animali si ingannano tra loro quando appartengono a specie diverse: è il caso, per esempio, del rapporto preda-predatore. Spesso la potenziale preda fornisce al potenziale predatore un'informazione menzognera per cercare di salvare la pelle. Pensiamo a un bruco di un lepidottero (Leucorampha ornata) il quale vistosi minacciato da un volatile assume un aspetto minaccioso, gonfiandosi e oscillando la testa che mette in evidenza due ocelli scuri: ecco che l'inoffensivo bruco si trasforma in un minaccioso serpente. Oppure che dire di quell'uccello che popola le foreste del Perù e che, ogni volta che un uccello appartenente a un'altra specie scopre una fonte di cibo, emette un grido d'allarme per allontanarlo e potersi godere in pace il bottino scoperto dal suo competitore alimentare?

L'inganno non esiste solamente tra specie differenti, però l'inganno intraspecifico è più raro e più difficile da quantificare, e ne consegue che questo fenomeno comportamentale sia poco considerato negli studi etologici. A torto, osserva Sommer, e qui si torna ai 253 casi catalogati da Whiten e Byrne tra i primati non-umani. Questi eventi, definiti come "azioni del normale repertorio comportamentale dell'agente, ma eseguite in maniera tale che un altro individuo probabilmente ne fraintenda il significato e all'agente ne risultino così determinati benefici", rappresentano l'esempio più sofisticato di inganno nel regno animale, a parte la nostra specie naturalmente. Non vogliamo qui svelare gli esempi che riguardano principalmente babbuini e scimpanzé, ma in alcuni casi anche i più scettici tra coloro che dubitano dell'esistenza dell'inganno tra le scimmie si troverebbero in difficoltà nel cercare spiegazioni alternative.

Uno dei problemi più importanti su questi temi, come giustamente osserva Sommer, rimane il fatto che la disinvoltura linguistica con la quale parliamo dell'esistenza nel regno animale di tatticismo, intelligenza machiavellica, menzogna, ci potrebbe portare ad assumere automaticamente che gli animali deliberatamente vogliano ingannare. Questa è invece un'assunzione non lecita, dato che il problema dell'esistenza di una coscienza del sé nel mondo animale, con particolare attenzione ai nostri parenti più prossimi, è ancora del tutto aperto. L'autore di questo libro propende per una spiegazione dell'inganno tattico tra scimmie come indicazione di una intelligenza molto particolare anche se, saggiamente, evita un confronto banale con l'intelligenza umana. È particolarmente apprezzabile una dichiarazione di questo tipo: "ogniqualvolta intendiamo valutare le prestazioni di una determinata specie di primati in fatto di inganno tattico, dobbiamo chiederci innanzitutto quali siano le strutture e le esigenze del loro specifico contesto sociale". Quindi Sommer da una parte contesta il tradizionale punto di vista che vede l'essere umano unico animale che si comporta in "conseguenza della propria saggezza", ma dall'altra mette in risalto i pericoli di un'analisi dell'intelligenza animale che usa come parametro di confronto l'intelligenza umana.

Inizialmente abbiamo accennato all'ampio respiro dato da Sommer alla sua argomentazione. Il libro è pieno di citazioni che spaziano dalla storia della religione e della filosofia alla letteratura. Non ne risulta però un appesantimento dello stile. Al contrario, ciò fa sì che l'interesse del lettore sia costantemente mantenuto sveglio. Come esempio si può citare il secondo capitolo, dove si tesse un elogio della menzogna partendo da Platone, passando per Sant'Agostino e Lutero, e concludendo con il giurista Rudolf von Jhering. È una lettura godibile dove il biologo, finalmente, incontra l'umanista. Ne risulta anche un elenco di indicazioni bibliografiche molto appetitosa.

Il messaggio di Volker Sommer è che l'inganno è una componente molto presente nel nostro vivere quotidiano che ha origine tra gli animali. Ma di questo non dobbiamo dispiacerci più di tanto, piuttosto esserne consapevoli. In fondo, in alcuni casi, una piccola bugia può rendere il vivere meno difficile.

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