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Una figura, quella di Francesco, che continua ad affascinare, nonostante l’immagine edulcorata che in tanti ne hanno. Cardini affronta questo argomento da storico, naturalmente. Quindi va direttamente alle fonti, le riporta, le smonta a volte quando non sono sicure. Ma soprattutto cerca di indagare l’enigma Francesco con uno scopo: portare alla luce l’autentico Francesco, un uomo che era in realtà molto duro con sé stesso e con gli altri. Se su di lui le notizie e le fonti ci sono, e sono abbondanti, spesso hanno contribuito a non esporre in modo chiaro la forza della sua testimonianza. Sappiamo che amava gli animali, ma non è stato per nulla un animalista ante-litteram, al contrario. Va a parlare in Terra Santa coi mussulmani, e alcuni vi leggono un’opposizione alla crociata; ma lui lo fa perché cerca il martirio, e poi la conversione del sultano. Fu sempre e solo diacono, non prete, quindi non poteva amministrare i sacramenti. Non giudicò mai: gli eretici, la Chiesa corrotta, i suoi frati che lo cntestavano, ora apertamente, ora di soppiatto. Alla fine della lettura di questo ottimo libro, dove si descrive la società di Assisi, quel mondo medievale, resta però la domanda che si fece un frate, e che la rivolse proprio a Francesco. “Perché a te”? Gli chiese una volta un frate. “Non sei bello, non sei intelligente. Eppure il mondo cerca te. Vuole te. Anche questo nostro mondo che si vanta di aver costruito la prima civiltà senza Dio, alla fine di fronte a Francesco non sa bene che cosa dire. Magari lo liquida definendolo un pazzo, un isterico. Intanto la società logica, questa società, affonda nella plastica, nei rifiuti, nella povertà. Eppure Francesco resta un mistero, quella domanda è ancora senza risposta. E resta senza risposta perché Francesco non ha finito di parlare. Ha ancora parecchio da dirci, da insegnarci.
"Agiografia": parola difficile, con cui si indica la disciplina che studia la vita dei santi. In pratica, un caso particolare di "biografia". E se già è arduo ricostruire a distanza di pochi anni la vita di un personaggio storico, figuriamoci come deve sentirsi uno storico nel momento in cui sta per licenziare le bozze di una nuova biografia di un colosso quale san Francesco d'Assisi. Più o meno così: "Temo di non essere stato pari al compito che mi ero prefisso." (p. 235) Autentico timore o dichiarazione d'umiltà di prammatica? Forse tutte e due, se persino al suo personaggio "non furono risparmiate le tentazioni che in questo caso sono solite affollarsi attorno al letto di morte dei santi: non ultima quella del sospetto di aver sbagliato tutto, che tutto fosse fallito" (p. 225). Passato il dubbio, Francesco morì serenamente e fu santo. Passi il dubbio anche a Cardini, (ri)stampi sereno il suo gran bel libro del 1989 e speriamo che venga di nuovo santificato dalle vendite nelle librerie. Già, perché, come direbbe Manzoni - un altro che di storia, di dubbi, di santi, di ricostruzioni biografiche e di mescolanza tra vero e verosimile se ne intendeva parecchio... -, la storia di Francesco è bella, davvero bella. E lo è forse anche per il fatto che ricostruire a distanza di più di otto secoli la vita di un uomo diventato mito è letteralmente impossibile, ciò che apre quindi praterie per la fantasia e per lasciare che la penna scorra libera e felice. "Era il tramonto del 3 ottobre 1226, un sabato. (...) Le allodole, che amano la luce, si alzarono allora in volo. A stormo sfioravano il tetto sotto il quale egli giaceva: e, volando in cerchio, cantavano." (p. 227) Il tutto, però, senza dimenticarsi di essere uno storico. Cattolico sì, ma prima di tutto storico. E dunque via un bel po' della troppa melassa buonista della quale spesso Francesco è stato ricoperto. Bravo Cardini: santo sì, ma senza glassa.
Bel saggio,analisi storica veramente approfondita abbinata a una narrazione mai noiosa.Commovente nel finale.Ve lo consiglio.
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