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Anche negli arroventati, dibattiti sulla cosiddetta costituzione europea sono stati evocati i fantasmi del dirigismo e del giacobinismo: quasi che esistesse un rischio imminente che a Bruxelles si formi un supergoverno voglioso di tutto appiattire sulla base di indiscutibili normative. Chi volesse allora, da persona curiosa dei processi in corso, rendersi conto di come sia attivo su scala europea un "pluralismo giuridico" in grado di contemperare unità e differenziazione dovrebbe leggere queste pagine: chiarissime e percorse da una tensione teorica che le rende utili non solo a chi si occupa di diritto amministrativo. Il principio di equivalenza è davvero una delle chiavi fondamentali per capire impulsi e novità introdotti nel diritto dalla condivisa elaborazione di criteri, indirizzi, direttive. In particolare, vengono presi in esame i settori della concorrenza, del mercato interno e delle politiche sociali. "Il principio di equivalenza afferma Luisa Torchia opera, dunque, come strumento d'integrazione, ma non di uniformazione e, pur non richiedendo l'istituzione di un'autorità centrale per la sua applicazione, né imponendo condizioni di produzione identiche nello spazio giuridico europeo, esplica una forte influenza sia sulle amministrazioni nazionali, sia sui produttori, inducendo la convergenza". Non si potrebbe meglio sintetizzare la difficile scommessa e più pacatamente fugare irragionevoli diffidenze, purtroppo attecchite in molti ambienti, pure accademici, propensi ad affidarsi alle protette consuetudini nazionali. Predeterminata, presunta o prefigurata, l'equivalenza imprime così un movimento che promuove compatibilità nella salvaguardia delle differenze.
Roberto Barzanti
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