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Guerra in camicia nera non corrisponde affatto (e mi dispiace) alla Descrizione della Redazione di Ibs. Innanzi tutto non è un romanzo di 'pura invenzione' ,nè il diario di guerra di un 'capomanipolo in camicia nera tombeur de femme guascone e canaglia' . Guerra in camicia nera (1955) è la testimonianza (romanzata sì) di un uomo che servì il fascismo con la convinzione di servire l'Italia. Un esempio di coerenza e moralità valido anche oggi. "Di questa guerra io mi sento responsabile nella misura giusta, cioè quanto ne spetta a ciascun italiano che abbia capacità di intendere e di volere. Se non si volevano il fascismo e la guerra, bisognava pensarci prima. Ora ne siamo tutti più o meno responsabili, e starsene inerti a guardare gli avvenimenti è la cosa più vile che si possa fare. Da quando è scoppiata la guerra, e fin che durerà, l'identificazione del fascismo con l'Italia non è da discutersi." "Un altro punto nel quale io ed il mio amico ci troviamo d'accordo è la necessità della rivoluzione post bellica. Innanzi tutto si tratterà di una rivoluzione nel fascismo e non contro il fascismo. Noi siamo convinti che la teoria del fascismo contiene i principi morali, sociali ed economici necessari alla civile convivenza di un popolo e dei popoli fra di loro, e che la necessaria limitazione della libertà, molto minore dell'attuale, è compensata da una garanzia di ordine e di giustizia." Altri autori hanno raccontato la personale esperienza bellica in Africa. Ennio Flaiano in 'Tempo di uccidere' (1947) e Mario Tobino in 'Il perduto amore' (1979). I loro sono stati davvero racconti di immaginazione. Non avrebbero potuto fare altrimenti perchè falsa ed ipocrita fu la loro adesione al fascismo.
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