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Sintesi magistrale delle ragioni genetiche del liberalismo attraverso il giusnaturalismo e il contrattualismo. Sottolineatura della svolta del liberalismo dal giusnaturalismo all'utilitarismo attraverso Stuart Mill, propenso all'allargamento del suffragio e fautore di una unione tra liberalismo e democrazia a differenza del grande Tocqueville, che temeva la tirannia della maggioranza. In tutto l'800 dopo la restaurazione si hanno pertanto liberali conservatori non democratici contro liberali radicali o democratici (tra i li liberali) e democratici liberali contro democratici puri o radicali (tra i democratici). Le cose si complicano con l'avvento dei socialisti, i quali o sono socialisti democratici o socialisti non democratici. Nel Novecento liberalismo e democrazia convergono, ma mentre il liberalismo considera la democrazia un punto di arrivo e un esito per il proprio potenziamento, il socialismo considera la democrazia un presupposto per una effettiva socializzazione della società passando attraverso lo stato del benessere. Bobbio evidenzia che dagli anni 70 del Novecento il liberalismo diventa sempre più insofferente verso la democrazia sociale, e avanza così il neoliberalismo sempre più in consonanza con l'esaltazione dello Stato minimo e il liberismo economico, con le conseguenze, aggiunge il sottoscritto, che sono oggi sotto gli occhi di tutti. Da queste pagine si evince una forza decisamente liberale e in subordine democratica, alla ricerca di un giusto equilibrio contro le derive di una libertà negativa (liberismo selvaggio) e quelle di una libertà positiva (populismi vari). Il liberalismo non può che ritornare a essere democratico, in maniera che la democrazia non sconfini in demagogia ma renda sempre più effettivo il liberalismo. Prospettiva, insomma, tutta interna a una concezione che resta nel solco della tradizione liberale. Condivisibile o meno, Bobbio è noto a tutti per la sua grandezza e onestà intellettuale.
Recensioni
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La riedizione di Liberalismo e democrazia pubblicato nel 1985 da FrancoAngeli e da parecchi anni esaurito merita una segnalazione non solo perché come scrive il curatore è un basic book che dovrebbe essere diffuso a scuola e all'università come strumento della formazione civile delle nuove generazioni ma anche perché questa nuova edizione può facilitare tale diffusione tra gli studenti in quanto è corredata da un'introduzione che colloca il volumetto nel suo contesto storico e teorico il testo è sobriamente annotato e la bibliografia è aggiornata con le opere sull'argomento uscite dopo il 1983 con attenzione anche ai siti Internet utilizzabili. Giustamente Manni sottolinea alcuni "luoghi comuni" che il libro di Bobbio aiuta a dissolvere: la confusione tra liberalismo e democrazia (che rispondono a domande diverse ed eterogenee: come viene limitato il potere? e chi detiene la sovranità? sicché storicamente possono esserci tirannie delle maggioranze populismi autoritari "democrazie popolari" perfettamente illiberali così come regimi liberali oligarchici e antidemocratici); la sovrapposizione tra liberalismo e liberismo spesso identificati e accomunati negativamente sia nella tradizione di sinistra che in quella di destra; lo scivolamento dal giusto rifiuto del populismo a un elitismo antidemocratico che è più diffuso tra gli intellettuali di quanto non si sia disposti ad ammettere. Meno convincente è Manni quando ? pur con le dovute distinzioni ? sottolinea la continuità tra il pensiero etico-politico di Bobbio e quello di Croce del quale Manni oltre che studioso è anche convinto estimatore. Risultano così un po' offuscate o relegate brevemente in nota le ragioni per cui Bobbio affermò in Politica e cultura: "Chi volesse oggi capire il liberalismo non mi sentirei di mandarlo a scuola da Croce". Un giudizio così duro si comprende rileggendo in Politica e cultura quella che anche Manni considera la "circostanziata e magistrale analisi" contenuta nel saggio Benedetto Croce e il liberalismo.
Cesare Pianciola
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