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Anno edizione: 1998
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Indice
Capitolo primo
Dai picchi muraioli
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Cesellare materiale narrativo, storico e politico con maestria polifonica da "Immortale" è un'arte che pertiene ad una ristretta cerchia d'Artigiani. Sottoporci all'atto della noesi, nel ripercorrere tappe e trapassi che hanno segnato il nostro presente, è qualcosa in grado di tralignare i rovelli critici e le diatribe ottuse di chi ustola invidioso. L'opera d'arte, in questo fortunato caso, connette la salda architettura dell'imponenza- mai ridondante- all'incastro contrappuntistico della "citatio" fontaniana. Una metaforica "prossemica", quella di Grass? Ce lo confermerebbe la "petite dolce amara", cui il ruolo di "legame" culturale spetta di diritto, e la cui figura di naiade europea riassume la potenza di questa monumentale fiaba.
Recensioni
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"Adesso capirai, bambina mia, perché il tuo nonno desidera soltanto andarsene, qui tutto ha di nuovo l'odore brandeburghese misto di pino e di caserma. Per farla breve: voglio semplicemente 'volatilizzarmi', come dicono i berlinesi, ma non appena mi riuscirà di riemergere in letizia da qualche parte, e il più lontano possibile dallo scambio di colpi tedesco-tedesco, ti invierò numerosi e significativi segnali lampeggianti..."
Protagonista è un vecchio: nato nel 1919, vissuto lungo tutto il secolo, testimone di una Germania tragica nelle sue diverse vicende storiche. Ma il tempo può anche essere vinto: se il protagonista de Il tamburo di latta tentava di fermarlo e il suo rifiuto di crescere, di farsi adulto, era il rifiuto di una contemporaneità condannata, questo vecchio, nell'identificazione con un romanziere vissuto esattamente un secolo prima, Theodor Fontane, rappresenta il rifiuto della storia tout court. La Germania gioca e ha giocato un ruolo centrale nell'Europa di questo secolo, nella sua odiosa grandezza e nel suo travaglio di Paese sconfitto e dilaniato: oggi, riunificata, forse offre un'immagine più sbiadita, una stanchezza culturale che non ha la forza di ricostruire la propria fisionomia. E così solo in una progressiva identificazione con un intellettuale del passato, con l'attaccamento alla citazione e alla cultura dei libri, scostandosi almeno un po' dalla cronaca, si può pensare ad una rinascita, ad una nuova forma di giovinezza. Sarà la giovane nipote francese a dare un po' di freschezza a questa "lunga storia" della malinconia e del rifugio, dell'abbandono e della vecchiaia.
Anche questo romanzo, come per altro tutte le opere di Grass, può essere definito una "superba macchina narrativa", una "cattedrale gotica" (come Renato Barilli lo ha recentemente definito), la cui complessa architettura ha come necessario supporto tanti elementi decorativi, apparentemente accessori, in realtà sostanziali alla vita dell'intera costruzione. Così trovano giustificazione e senso quell'innumerevole quantità di rimandi e citazioni che forse rendono il testo apparentemente troppo letterario, vera finzione, ma proprio in questo testimonianza di una stanchezza del presente, una malinconia, una sfiducia nelle "magnifiche arti e progressive" che Günter Grass in più di un'occasione ha testimoniato direttamente.
Lo scherzoso nomignolo Fonty, giocosamente attribuito al vecchio fattorino Theo Wuttke, a causa del suo amore sconfinato e alla sua progressiva identificazione con il romanziere Theodor Fontane, sottolinea la malinconia di fine secolo che pervade il romanzo, l'americanizzazione del nome pu˜ essere il simbolo della perdita d'identità di una nazione che, riunificandosi, è riuscita a cancellare tanta parte di sé. Ma anche Fonty, come tutti i grandi personaggi letterari, ha la sua "Ombra Perenne", Hoftaller, eternamente disponibile ad adeguarsi con entusiasmo a nuovi regimi e a nuovi padroni: due facce, due aspetti di questa stanca umanità di fine millennio che ne ha forse viste troppe, troppo ha sofferto per sapersi inventare, altrimenti che nella rievocazione o nella fuga, un futuro che abbia un senso.
Solo l'architettura complessa del romanzo, solo il narrare dà ordine a un mondo fatto di piccole questioni quotidiane e di grandi tragedie collettive che si intrecciano in modo inestricabile e ci farebbero smarrire se lo scrittore non ci indicasse un superiore ordine intellettuale a cui fare riferimento.
A cura di Wuz.it
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