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3.5 La gente non aveva la minima idea di cosa fosse una strega, ma una donna come Annaluna era abbastanza fuori dalla norma per esserlo anche solo per esclusione. È chiaro fin da subito che La negromante di Laura Pegorini rappresenti una denuncia contro i pregiudizi e contro chi li sostiene attivamente. Sappiamo benissimo che essere donna e magari essere diversa dalle convenzioni sociali o da quello che le altre persone considerano normale è stata una fonte di pericolo per moltissimi anni. Bastava anche molto meno: bastava conoscere le proprietà di erbe e fiori ed eri già sulla buona strada per la forca. Ora sicuramente le cose sono cambiate e migliorate, ma non è forse vero che anche nel presente basta discostarsi dalle caratteristiche della popolazione media per essere considerat* divers* e per essere vittime di pregiudizi? In un modo o nell’altro la Storia si ripete sempre perché l’essere umano a quanto pare non cambia mai. Sorella Febe è a sua volta una donna fuori dal comune per l’epoca in cui è ambientato il romanzo (ci troviamo nel 1600) e forse anche per questo prima di accusare due persone di stregoneria decide di indagare per bene e fino in fondo senza fermarsi alle apparenze superficiali. Laura Pegorini ha deciso di narrare gli eventi del suo romanzo in forma epistolare; una scelta forse coraggiosa, ma devo dire che l’ho trovata adeguata alla storia che viene raccontata. Possiamo considerare La negromante più come un racconto breve che come romanzo. Personalmente mi sarebbe piaciuto un approfondimento in più. Sarebbe stato interessante avere un background maggiore su Suor Febe, magari leggere delle lettere di risposta da parte del fratello, un approfondimento sugli abitanti del villaggio, su Padre Geraldo e soprattutto sugli accusati, Annaluna e Vernante, giusto per dare al racconto una tridimensionalità più profonda. È comunque una breve storia che si fa leggere bene e volentieri.
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