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Maria Barresi, al suo romanzo d'esordio, affronta con coraggio un difficilissimo tema, la violenza sessuale, ancor più cruda se avvenuta in famiglia. La protagonista, grazie all'aiuto di un commissario e di una bizzarra professoressa trova il coraggio di denunciare il padre e dare fine al "non dire niente" che distrugge l'essere e protegge il maligno. Lo sfondo è la Calabria di cui la Barresi scopre pregi e difetti, mettendo in risalto la decadenza sopraggiunta proprio nella terra di Pitagora e di altri filosofi. Che dire, il romanzo profuma comunque di terra meridionale e l'odore che ne esce fuori è buonissimo. La scrittrice mescola evidente taglio giornalistico e straordinario lirismo in scene delicatissime, denunciando un frequente problema non solo delle donne ma anche di chi subisce qualsivoglia forma di violenza.
“Nel sogno ero diventata schiuma bianca, quella che resta sul bordo del mare per poi essere risucchiata dalla sabbia e sparire”. Sparire, per non sentire piu’ dolore. Per non doverlo spiegare. Piu’ volte Nicla, protagonista del romanzo d’esordio di Maria Barresi “Non dire niente” (edito da Solfanelli) racconterà di come avrebbe voluto annullarsi, di come avrebbe voluto perdersi sotto i banchi del mercato “per diventare un carciofo spezzato, una patata marcia, una mela marrone, un’oliva amara, un fungo velenoso”. Perche’ le vittime di violenza restano spesso schiave di un senso di colpa, reso esplicito da quella richiesta di silenzio imposta non solo da chi le ha abusate, ma da un’intera comunità che preferisce non sapere. Ecco l’importanza, non solo letteraria, di questo romanzo di verità: perché se ogni storia di violenza sessuale e’ unica, come ogni individuo che la subisce, esistono alcuni tratti comuni, alcuni imprescindibili schemi che Maria Barresi ha sottolineato, rendendo esemplare la piccola grande vicenda di Nicla che reagirà agli abusi del padre, di Clara la sua attenta insegnante, di Piero il magistrato che la aiuterà a varcare la soglia del tribunale, di Paola che tingerà di giallo parte del racconto. La trama si snoda veloce, con una scrittura che a volte risente di un linguaggio un po’ scolastico che spesso accompagna un’opera prima, altre volte consegna pagine di lirismo e amore verso una Calabria carduccianamente barbara, fino a toccare punte alte nella rappresentazione degli stati d’animo dei personaggi, con metafore struggenti e mai banali. Ma il valore dell’opera supera la finzione letteraria, con dati di cronaca che restituiscono al lettore alcune verità, che sono spunti di riflessione e rispecchiano l’urgenza di scrivere il romanzo, “figlio dell’arte”, come sottolinea la stessa autrice nel penultimo capitolo.
È difficile affrontare un tema scabroso come quello della violenza familiare senza cadere nel morboso o nella retorica. Maria Barresi cerca di evitare ambedue tali scogli utilizzando un espediente letterario per raccontare una storia, purtroppo, vera. La protagonista di questo romanzo, ambientato in una Calabria descritta poeticamente, ma senza allontanarsi dalla sua cruda realtà, è Nicla, ragazza vittima di un padre perverso che trova la forza di reagire alla violenza e riconquistare la propria dignità. Intorno ad essa ruotano numerosi personaggi, il principale dei quali è Clara, alter ego dell’autrice, che volendo andare al di là della superficie dei fatti si dedica ad un’indagine personale, riuscendo però a coinvolgere anche un magistrato. Così, tra caso giudiziario ed appassionante inchiesta giornalistica, il “non dire niente” diventa l’emblema di un mondo dominato dalla paura e dall’omertà. Una storia di bassa degradazione come tante? No, perché per la prima volta nel muro dell’indifferenza o della rassegnazione sembrano aprirsi delle crepe. La ribellione di Nicla non sarà più isolata ed altre donne umiliate decideranno di parlare, mettendo a nudo quella mentalità e quel costume che seguitano a rendere possibili, e impuniti, certi misfatti consumati nel silenzio. La Calabria viene descritta come terra di contrasti, dove ad una sentita e spontanea religiosità popolare si contrappone una mentalità mafiosa che permea di sé tutta la società: ed è proprio la fede della protagonista a far emergere il coraggio di cui ha bisogno per opporsi ad una concezione diffusa e radicata, ma sostanzialmente anticristiana.
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