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scheda di Artifoni, E., L'Indice 1992, n. 4
Compare in italiano a quarantacinque anni di distanza dall'edizione francese l'opera giovanile di Jean Leclercq dedicata a Pietro il Venerabile, nono abate di Cluny dal 1122 al 1156. Il tempo trascorso ha cambiato molte cose: disponiamo ora di fonti in un testo più affidabile (in primo luogo l'epistolario di Pietro pubblicato da Giles Constable), si è guardato più a fondo nei rapporti tra il "vecchio " monachesimo benedettino, di cui Cluny rappresentò l'apice, e la nuova esperienza cistercense, conosciamo meglio sia l'assetto di quel frammento di Borgogna (il Mƒconnais) da cui scaturì la storia cluniacense sia la rete di abbazie minori e priorati che la casa-madre costruì ovunque nella cristianità occidentale. Anche la figura di Leclercq è nel frattempo cambiata. Non c'è medievalista che non conosca il suo nome, da quando dedicò alla cultura e alla spiritualità del chiostro un'opera di grande suggestione, "L'amour des lettres et le désir de Dieu" (1957).
Non vuole dire che il libro è superato. Esso vive di un'ispirazione che lo mantiene attuale, trattandosi non di una storia di ciò che l'abate Pietro fece, bensì del ritratto spirituale di ciò che egli fu. In questa capacità di evocare un modo di rapportarsi a Dio che contrassegn• in generale l'esperienza cluniacense le pagine di Leclercq rimangono importanti, non prive di tratti apologeticima nutrite di una intima comprensione dell'anima cenobitica. La scelta della contemplazione (la vita theorica, secondo il vocabolario mistico dell'Oriente cristiano adottato anche dal monachesimo d'Occidente) appare la chiave di volta dell'esistenza monastica. Nel contesto cluniacense essa si legò strettamente a una riflessione sul silenzio, condizione necessaria per l'introspezione contemplativa, e si accompagn• al potenziamento della liturgia, solenne celebrazione terrena del rapporto fra Dio e i suoi uomini: ne nacquero giornate scandite da culti, salmodie e silenzi, letture e preghiere private, in un quadro di grande ricchezza materiale ma anche in un'atmosfera aperta all'effusione dei sentimenti (le lacrime della compunzione). Nel restituire le convinzioni e i turbamenti di questo mondo attraverso le parole di Pietro il Venerabile, Leclercq è una guida sicura. Si affaccia qui il tema che diverrà centrale nei suoi studi successivi: la rivendicazione di una "teologia monastica" fatta di ardore e di accensioni, orientata verso il desiderio di Dio ed espressa non nelle astrazioni logiche degli Scolastici ma nel linguaggio letterario attinto alla tradizione patristica.
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