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Amalric firma un film sofferente eppure dolce. Una visione non semplice ma, a modo suo, sconvolgente.
Il film inizia con una donna che di primissima mattina abbandona la famiglia: il marito che dorme al suo fianco e la figlia e il figlio ancora bambini addormentati nei loro lettini. Poi la donna, Clarissa, una trentina d'anni, sale a bordo di una vecchia macchina e senza sapere bene dove andare comincia a guidare, ripensando alla sua vecchia vita, ascoltando canzoni in un mangiacassette, arrivando in posti di mare e di montagna, fuggendo da sé stessa e andando incontro agli altri, mentre a casa il marito e i figli proseguono senza di lei, più cresciuti e più estranei di come li aveva lasciati, abituatisi alla sua assenza, a volta comportandosi non solo come se lei non ci fosse, ma come se non fosse mai esistita. E poco alla volta diventa sempre più evidente il fatto che qualcosa non torni, che all’origine della fuga di Clarissa ci sia qualcosa di misterioso, un vuoto che l'ha costretta a sparire. Le scene si accavallano e si generano le une dalle altre con soluzioni di montaggio a volte ingenue nella loro evidenza formale; le proiezioni mentali di Clarissa – i suoi ricordi, le sue ipotesi, i suoi desideri – hanno lo stesso grado di realtà della tragedia che ha messo fine alla sua vita con un effetto di confusione e straniamento che disperde la verità in un caos narrativo di scene libere e arbitrarie. Il film è la storia di un trauma da elaborare, eppure non è un film sulla morte. Anzi, è il tentativo di un cineasta istintivo di sostituire al dolore paralizzante del lutto il lavorio incessante del cinema, la sua vitalità, e dunque il passaggio da una scena dall’altra, da un’immagine all’altra, con la protagonista che per scacciare i propri fantasmi sceglie di farsi lei stessa fantasma, una figura estranea che spia e tormenta la vita dei figli; una donna che inventa le vite che i suoi amori non potranno avere, tra oggetti comuni trasformati in simboli ed eventi casuali che creano improbabili, strazianti, bellissime trame alternative al corso ingiusto della vita
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