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Non sono un'appassionata del genere, ma ho davvero adorato questo libro. E' un colpo di scena continuo.
Davvero un gran bel romanzo, nello stile di Carrisi. Avvincente, ricco di colpi di scena. Consiglio anche la visione dell'omonimo film tratto dal romanzo. Non ho dato 5 stelle a causa del finale, forse non troppo chiaro e che lascia ipotesi di un seguito.
Meraviglioso. Un thriller incredibile, inquietante e a tratti macabro, con uno stile di scrittura incalzante ed incredibilmente scorrevole. Iniziarlo a leggere con la consapevolezza che non si riuscirà a metterlo giù fino alla fine. Non ho dato 5 stelle solo per il finale, leggermente confusionario - ho dovuto guardare il film per capirci qualcosa di più.
Recensioni
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Li chiamano "figli del buio". Sono bambini e bambine che sono stati rapiti e poi segregati in luoghi oscuri, sepolti vivi in tane sotterranee dove la luce non riesce ad arrivare, soli con loro stessi e con i loro carnefici. A volte riescono a sopravvivere e a riemergere, ma non saranno mai più gli stessi, perché ormai il buio ha infettato la loro anima.
Samantha Andretti è una di loro. È stata rapita quando aveva tredici anni, un mattino qualunque prima di entrare a scuola. Ora è in un ospedale, finalmente libera, convinta di essere stata prigioniera per qualche mese. Quello che non sa è che in realtà nel Labirinto ci è rimasta per quindici anni. Un tempo lunghissimo sotto l'effetto di droghe e farmaci, a giocare con quel rapitore che non ricorda di aver mai visto. Ma ad aiutarla a ritrovare la memoria c'è il dottor Green, profiler famoso per i suoi metodi poco ortodossi e molto originali. Insieme intraprenderanno un viaggio nella mente della ragazza, piena di immagini terribili, verità celate dietro ricordi falsati, corridoi oscuri che si aprono su porte che nessuno vorrebbe mai attraversare. Ma affrontare l'orrore, di nuovo, è l'unico modo per dare un volto al mostro.
Anche fuori dall'ospedale c'è qualcuno che farebbe di tutto per catturare il rapitore di Samantha. È Bruno Genko, un detective privato con un ottimo spirito di osservazione, che ha vissuto di inganni e sotterfugi, che non ha paura di immergersi nel deep web o di penetrare nei corridoi del Limbo, la sezione persone scomparse da cui tutti si tengono alla larga. Il dolore al petto gli ricorda che gli resta poco da vivere, ma forse può sfruttare i suoi ultimi giorni per chiudere questo vecchio caso che quindici anni prima non era riuscito a risolvere.
Ma le domande e i dubbi sono tanti, forse troppi. Perché, dopo quindici anni, il mostro ha lasciato andare Samantha? Chi è stato a fare la chiamata anonima per segnalare la presenza della ragazza a bordo della strada che attraversa la palude? E perché la sua voce era così terrorizzata? E mentre fuori il caldo si fa sempre più intenso e le persone si ritrovano a vivere di notte e a rinchiudersi in casa durante la giornata, Genko, il dottor Green e Samantha continuano a scavare alla ricerca della verità, raggiungendo luoghi e ricordi sempre più oscuri e terribili.
Donato Carrisi ci riporta in un "non-luogo" soffocante, dove è il male a dominare e non c’è spazio per la luce. E costruisce un thriller dal ritmo incalzante, dove ogni capitolo aggiunge un tassello che ci conduce sempre più vicini alla verità ma che allo stesso tempo sembra complicare il puzzle sempre di più. Tra killer con maschere da coniglio e libri che si rivelano davvero per ciò che sono solo se guardati allo specchio, finiremo intrappolati in Labirinto senza uscita, dove per sopravvivere non c’è altro modo che rispettare le regole del gioco. Bisogna solo capire quali sono.
Recensione di Mauro Ciusani
Ancora una volta Donato Carrisi si conferma il migliore in assoluto sulla scena thriller italiana. E’ il re del poker, del bluff e dell’illusione. Tiene abilmente celate le sue carte fino alla fine, ti porta fuori strada per poi inchiodarti alla poltrona con una verità aberrante lasciandoti solo credere di aver ormai capito il senso di tutto il suo romanzo. E’ bravissimo a creare macchinazioni letterarie che sanno ancora sorprendere il lettore ormai troppo avvezzo ad un genere popolare e diffuso in ogni parte del pianeta. La mia esperienza con questo autore si arricchisce di un altro tassello in un continuo sali-scendi tra vecchie e nuove pubblicazioni, sì perché la volontà di leggerlo in questo modo è dettata dalla voglia di scoprire la metamorfosi di una scrittura ragionata e fortemente studiata, un lavoro fatto di periodi di isolamento e solitudine, come lo scrittore stesso afferma spesso nei suoi interventi pubblici. Dal punto di vista stilistico e narrativo il libro si presenta simile ai precedenti, compresa la decisione di ambientare la storia in una città ed un tempo indefiniti ma con molti più riferimenti alla realtà: il caldo anomalo ed opprimente dell’estate, conseguenza dei cambiamenti climatici dovuti all’inquinamento che vengono trasfigurati ed amplificati come in una fiaba macabra. Così, il caldo non è solo caldo, ma arriva a modificare i normali comportamenti umani: le persone vivono e lavorano di notte e dormono di giorno. Con L’uomo del labirinto però il salto di qualità rispetto ai suoi predecessori è netto ed evidente. Il romanzo parte quasi in sordina per acquistare adrenalina lungo la corsa e arrivare ad un finale spiazzante ma in maniera completamente diversa.
In questo nuovo capitolo Donato Carrisi ci propone un viaggio negli inferi, nel mondo dei “figli del buio”: i minori scomparsi che vengono ritrovati o riappaiono inspiegabilmente dopo anni di sevizie, abusi e torture psicologiche. Anni vissuti in nascondigli sotterranei con l’unica compagnia dei propri carnefici. Dove per sopravvivere non si può far altro che stare alle regole del gioco, imparando a convivere con il terrore e la violenza. Le stesse pagine di questo libro non sono altro che un labirinto, un gioco di specchi in cui bene e male si riflettono l’uno nell’altro. Il gioco e la storia vanno assecondati, il lettore diventa cacciatore e il cacciatore diventa carnefice. Il modo in cui Carrisi affronta il lato oscuro dell’essere umano è sempre unico, è sfacciato e ci dimostra che “il mostro” potrebbe essere chiunque. Ti lascia addosso un senso di totale insicurezza che ti costringe a guardarti sempre le spalle ad ogni pagina. Ci regala una storia avvincente ma ci toglie il sonno; ci fornisce indizi ma ci toglie la possibilità di venirne a capo; ci affida un caso ma ci toglie la verità sul finale. E ci lascia con una quantità incredibile di interrogativi. Il romanzo va letto cercando di non smarrirsi nel dedalo di supposizioni, invita a porre l’attenzione sul fatto che quello che appare vero e plausibile può non esserlo affatto: la mente umana è un labirinto, i ricordi possono essere cancellati e riaffiorare a distanza di anni. In ogni personaggio della storia può nascondersi un colpevole perchè allo stesso tempo ognuno di loro è un possibile sospettato, in un continuo susseguirsi di eventi che rimandano ad un tempo lontano. Tutto ciò è dimostrato dal personaggio di Bruno Genko: l’investigatore privato ingaggiato dalla famiglia di Samantha Andretti per scoprire il motivo della scomparsa della giovanissima figlia. E’ gravemente malato e, con una prognosi tutt’altro che positiva, ha bisogno di chiudere con il passato e con questa faccenda ormai iniziata troppi anni prima. La scrittura si conferma ancora una volta capace di intrattenere ed è ottima per fluidità e coinvolgimento.
Un romanzo che mescola thriller d’azione, giallo psicologico e tinte molto cupe. Chi legge è rapito dalle vicende ed attanagliato dalla curiosità. Un libro serrato, ben costruito e di facile lettura. Un amante del genere difficilmente vedrà deluse le aspettative, per chi invece è alla ricerca di un libro adrenalinico questo titolo potrebbe essere la scelta giusta.
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