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Ho letto molto di Marìas, ma questo libro non mi ha lasciato entusiasta come solitamente accade con questo scrittore. L'ho trovato confusionario, anche se la penna creativa colma molto questo difetto.
Javier Marias scrive bene e ne è ben consapevole! In questo libro, che spesso appare però come un esercizio letterario, da vita a personaggi interessanti che lascia in sospeso, con la volontà di non definirli pienamente. Ma del resto non definisce nemmeno la storia, che lascia sospesa anch'essa con punti interrogativi a far compagnia al lettore, insieme alla speranza di possibili ultime pagine rivelatrici. Probabilmente è l'indefinitezza dei personaggi a rendere interessante la storia, che rimane sospesa tra il detto e non-detto, tra il reale e il sogno.
Ho deciso di dedicare qualche ora alla riflessione, a far decantare la prosa calda, impertinente e onirica di Marias, prima di pronunciarmi. "L'uomo sentimentale è una storia d'amore in cui l'amore non si vede né si vive, ma si annuncia e si ricorda” come, a mo’ di spiegazione e conforto, chiosa Marias. Il libro è generoso, per questo mi è piaciuto molto. Ti lascia sull’uscio di una porta che non si apre e che, probabilmente, l’autore non aprirà mai, e tu sarai un po’ ospite, un po’ osservatore. È un libro sull’amore strano, immaginato, sognato, doloroso, mai corrisposto. Andrò avanti con questo autore, ne sono sicuro. Ne consiglio la lettura, agile e spedita, complice il ristretto numero di pagine.
Recensioni
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"Sono quattro anni che non penso. Mi si capisca: che non penso a me, l’unica attività mentale, in realtà, cui prima di questi anni ero solito dedicarmi."
Il protagonista del nuovo romanzo dell’ormai celebre scrittore spagnolo, è un cantante lirico, costretto a continui spostamenti per seguire l’itinerario delle tournée. Il paragone con un rappresentante di commercio è magari un po’ triste per un artista, ma appropriato. Come questa figura professionale itinerante, anche il cantante deve spostarsi frequentemente e vaga da un albergo all’altro, cercando di dimenticare il luogo in cui si trova, tentando di “vedere” in ogni nuovo albergo quello precedente per mantenere una certa continuità nella propria disordinata vita. Il lavoro lo impegna tutto l’arco del giorno e di ogni città visitata non conosce quasi nulla, se non le strade che dall’albergo conducono a teatro e viceversa. La sua esistenza è, in sostanza, piuttosto solitaria e ripetitiva, potremmo dire quasi noiosa. L’unico elemento che la riaccende è quello onirico.
Ma è sogno o è realtà quello che il protagonista racconta nelle sue pagine? In totale i personaggi sono pochi, ben delineati. Marías ha doti straordinarie nel descrivere l’animo umano e tutti i sentimenti che l’attraversano. E magistralmente dipinge il ritratto di una coppia stretta da un legame molto particolare, accompagnata da figure minori che ruotano attorno a loro come satelliti. Casualmente si inserisce in questo mondo anche il cantante lirico, incontrato su un treno e rivisto successivamente a Madrid. È lui “l’uomo sentimentale”? È lui che si innamora della donna e che racconta questa storia d’amore; ma qual è il ruolo del marito, eroe tragico in una vicenda dai contorni classici? Quale delle due figure sarà perdente e quale invece si rassegnerà a vivere questo amore come un passato inafferrabile e un futuro imprevedibile? Il racconto è quello di un sogno, sfumato nel ricordo in immagini velate. Marías ricostruisce ogni istante importante di questa storia interiore, raccoglie tutti gli indizi “sentimentali” e li ricompone con l’abilità narrativa sempre presente nei suoi romanzi. Il personaggio femminile, Natalia Manur, è mostrata solo in modo sfumato e appartiene, come Marías stesso ha scritto, “a quella lunga stirpe di donne della finzione che (come Penelope, come Desdemona, come Dulcinea e tante altre di inferiore lignaggio) ci sono e forse non sono: sicuramente le più pericolose”. Quanto è stato “reale” questo amore si comprende soltanto alla fine del romanzo e forse proprio per questa incertezza l’autore ha voluto aggiungere alcune parole in una postfazione dal significativo titolo Quel che non si è compiuto. In essa scrive: “L’uomo sentimentale è una storia d’amore in cui l’amore non si vede né si vive, ma si annuncia e si ricorda”.
A cura di Wuz.it
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