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Bellissimo
Pietra miliare della letteratura di fantascienza, l'immenso Asimov riflette in modo affascinante sull'evoluzione del rapporto uomo/robot. Imperdibile per gli appassionati del genere.
“Abissi d'acciaio” (titolo originale, The Caves of Steel) è il primo dei romanzi di Asimov appartenente al cosiddetto ‘Ciclo dei Robot’, che comprende anche “Il sole nudo”, “I robot dell'alba” e “I robot e l'Impero”. La storia si svolge in un futuro remoto su una Terra sovrappopolata in cui i gli abitanti vivono in vaste megalopoli sotterranee, mentre i discendenti di alcuni coloni umani, detti gli ‘Spaziali’, vivono su 50 pianeti esterni, scarsamente popolati e usano i robot per tutti i lavori manuali. Un’altra differenza tra spaziali e terrestri è che i primi si sono evoluti in maniera tale da sconfiggere tutte le malattie e da elevare la loro aspettativa di vita fino a 40 decadi. In questo contesto, l’omicidio di uno Spaziale poco fuori la Città di New York rischia di diventare un incidente diplomatico che potrebbe portare ad un conflitto fra terrestri e spaziali. Entra così in scena per la prima volta il detective Elijah Baley a cui viene affiancato nello svolgimento delle indagini il robot dall’aspetto umano R. Daneel Olivaw. I due protagonisti si troveranno ad indagare nuovamente insieme nei due successivi romanzi, mentre nel quarto romanzo, ambientato 200 anni dopo, a fianco di R. Daneel Olivaw ci sarà un altro robot, Giskard Reventlov. Si tratta di un poliziesco a sfondo fantascientifico, al cui centro Asimov affronta il tema del contrasto tra umani e robot, attraverso il rapporto tra Baley e Olivaw, lungo un percorso che porterà Baley (con le successive collaborazioni) a rivedere molte sue convinzioni sui robot. Primo e, a mio avviso, il migliore dei 4 del ciclo, quasi pari a “I robot e l'Impero”, “Abissi d'acciaio” è assolutamente consigliato a tutti gli appassionati di gialli e/o di fantascienza (anche a chi non conosce Asimov), magari accompagnato dalla lettura preliminare di una raccolta di racconti (ad esempio “Io, Robot”) per una migliore comprensione dell’invenzione del cervello positronico e delle ‘Tre leggi della robotica’ di Asimov.
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