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Testo in prosa tradotto da Marco Rispoli in uno stile esemplare che, qualità rarissima, non fa percepire l'arduo tragitto dal tedesco all'italiano e non suscita mai la domanda: ma com'era nell'originale? Rispoli offre anche una limpida, sapiente ma partecipante postfazione che consiglierei di leggere prima del testo, soprattutto a chi poco sappia di cultura tedesca, poco della poetessa austriaca o rimanga disorientato dalle prime pagine.
Merita di essere qui ripresa per sommi capi. Nel testo sono riconoscibili due figure, un uomo lasciato impreciso e un io di donna che paventa, canta, piange i ripetuti addii che l'amore impone, ma non c'è una storia, perché come spiega Rispoli, Mayröcker non vede in nessun luogo una storia. L'andare avanti e indietro è un "montaggio di ricordi, dialoghi, impressioni, immagini oniriche" senza date, senza principio né fine, è "una dichiarazione di poetica" che si aggancia alla crisi novecentesca e in particolare austriaca del romanzo, alla crisi del soggetto che nella crescente piena delle esperienze non trova in sé più alcun nesso temporale. Condizione postmoderna rilevata già all'inizio del secolo da Hofmannsthal e poi, come si sa, anche da Musil.
Prose dell'autrice viennese, nata nel 1924 e compagna di vita di Ernst Jandl, sono già state presentate in Italia dagli specialisti Sara Barni (Viaggio attraverso la notte, Sellerio, 1994) e Luigi Reitani (Fogli magici, Marsilio, 1998): ma gli Addii (1980) ne sono la prova iniziale. Il legame con il movimento surrealista (anche con Magritte e Max Ernst) è vistoso: di qui Mayröcker riprende la speculazione sul funzionamento reale del pensiero tra sogno e realtà, ragione e delirio; non però, osserva Rispoli, il "fiducioso eroismo" avanguardistico. Ma le radici di questa speculazione sono da ricercarsi nel primo romanticismo tedesco, che aprì alla poesia una nuova strada inaugurando, parole di Mayröcker, "una letteratura della frantumazione": muovendo da Novalis e dalla famosa definizione data da Schlegel del "frammento" come "vera forma della poesia universale", si arriva alle tecniche dell'avanguardia e al nouveau roman. E tuttavia Mayröcker, a differenza dei romantici, respinge l'intervento attivo del soggetto e parla di uno "sgorgare" delle cose improvviso, involontario, puramente associativo. Nell'umano e nel naturale ogni cosa è sempre anche altro, all'infinito. Tocca al lettore di orientarsi, di collaborare, fra autore e lettore non c'è divario. Rispoli conclude che il principio compositivo del libro non è più soltanto tecnica letteraria, ma un aspetto del grande tema del dolore e del distacco, del tentativo, parole di Mayröcker, di "vedere il duraturo in ciò che è caduco". "Un elementare desiderio di infinitudine nella vita nell'amore e nell'arte della formulazione", segnalava Franz Haas sulla "Neue Zürcher Zeitung", in una recensione a un'altra prosa (Bruett oder Die seufzenden Gärten, 1998), sottolineando l'ipotesi della stessa Mayröcker che con l'avanzare dell'età l'energia associativa aumenti anziché diminuire: con gli anni la fantasia di lei è diventata sempre più radicale, più spietata nello sguardo sul proprio corpo e sempre più "straziante".
Dicevo del disorientamento che provocano le prime pagine. Ma, vinto questo, resta la fatica di proseguire in una lettura che può ispirare meraviglia e anche momenti d'incanto per le sue eccezionali schegge espressive. Insolito e stupefacente è oggi quest'occhio sulla bellezza della natura, fiorente e caduca al pari dell'avvicinarsi e svanire (o morire?) dell'amato. Tuttavia, nel complesso, siamo anche respinti dal ricorrere del confuso e dell'incomprensibile. Non avviene così con la lirica di Mayröcker, specie degli ultimi anni, di cui non bastano certo questi pochi esempi: ich habe deine Seele beschlafen (1974-75), o als ob schielend am Fenster e Camera obscura oder Hotelzimmer 24 in P. (1988), habe die Hände (von) Melancholie o Lebenslauf o unter Bäumen Tränenmorgen (2003), quest'ultima, come tante, dedicata a Jandl. Nel 2006, nei tascabili Insel è uscito, per i profani, il volumetto Liebesgedichte, tuttegemme compresa l'inedita del 2005 das ist das alte Jahr.
Ma altra particolarità di Mayröcker: le frequenti dediche. Alludono a dialoghi veri o immaginari entro il suo inesauribile contatto amoroso con il mondo, e in questo non credo si trovi nella poesia d'oggi una voce così sicura e così coinvolgente. Anna Maria Carpi
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