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Ai margini della notte. Il cinema di Aki Kaurismaki - copertina
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Ai margini della notte. Il cinema di Aki Kaurismaki

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2006
152 p., ill.
9788883290572

Voce della critica

In anni recenti il Gruppo toscano del Sindacato nazionale critici cinematografici italiani ha dedicato numerose monografie ad autori di cinema invitati all'ormai quarantennale premio Fiesole: da Marco Belloccio ad Harold Pinter, da Costantin Costa-Gavras a Bernardo Bertolucci, da Ken Loach a Francesco Rosi. L'edizione più recente del premio ha allargato la propria indagine sul cinema contemporaneo, spingendosi fino all'estremo Nord dell'Europa.
Muovendosi in tale direzione, l'opera di Aki Kaurismaki non può non considerarsi una tappa obbligata. Come scrive l'esperto Stefano Boni (amico personale del regista), nella sua introduzione all'autore, "Aki Kaurismaki, fondamentalmente, si è fatto da sé: ha tentato di studiare cinema a Helsinki ma non è stato ammesso ai corsi perché 'troppo cinico', non ha mai scritto un romanzo ma ne ha letti a migliaia, non ha confidenza con gli strumenti ma conosce assai bene la musica (da Sostakovic ai Rolling Stones), non ama i festival cinematografici ma ne ha fondato uno tutto suo (il Midnight Sun Film Festival di Sodankylä), e forse non aveva mai pensato di diventare un regista ma era un cinefilo instancabile e ha finito per fare una ventina di film". E sui film dell'autore finlandese, sul suo rigore di stile, sulla sua coerenza morale e sulla lucidità dei temi affrontati, concentrano i numerosi contributi presenti nel volume, che spesso adottano uno sguardo trasversale. Come avviene nel saggio di Peter von Bagh, che affronta la complessità dei problemi inerenti i rapporti tra lo spazio e il tempo: "Come lo spazio, il tempo dei suoi film rimane stranamente indefinito, quasi ci fosse un astratto tempo dei tempi e il tempo presente, concreto, uno dentro l'altro come in sovrimpressione. Siamo di fronte a dei film che riverberano una specie di effetto fantasma: come se un tempo e un luogo fossero perduti, soggetti a una duplice scomparsa. Per questo c'è un retroscena storico".
Stimolante, tra i vari contributi, risulta essere anche essere il tentativo operato da Franco Vigni di fotografare in poche righe i personaggi di Kaurismaki: "Straniati e straniti, vaganti come nuvole in viaggio (…) sembrano emergere dalla sconfinata periferia di un mondo astratto, disgregato e annichilatorio. (…) In questo dimesso e paludoso territorio della perenne precarietà gli esseri kaurismakiani conducono un'esistenza errabonda e randagia, diseredati dalla Storia, alla ricerca di una dignità e di una identità di cui sovente sono spogliati".
Assai originali, ancora, le osservazioni di Augusto Sainati sulla fotografia dei film in questione: "È in questo senso che il cinema di Kaurismäki è un cinema costruito sul bianco. Il bianco: non si tratta ovviamente di dare una definizione meramente cromatica ai film dell'autore finlandese, i quali anzi, dal punto di vista della luce e dei colori sono caratterizzati piuttosto da toni scuri, da un'economia che rende le immagini quasi il frutto di una conquista strappata al nero. Si tratta piuttosto di cercare una dominante capace di riassumere film spesso poco riassumibili, fatti come sono di atmosfere, di climi, di atmosfere, di silenzi, di sguardi. Il bianco è l'apertura sul possibile, su ciò che ancora non è, è la pagina che aspetta di essere scritta, la tela che chiede di essere dipinta. I film di Kaurismäki mettono in scena spesso vicende solo evocate, alluse, storie che aprono squarci sul nulla".
  Umberto Mosca
 

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