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Questo libro, che si occupa del movimento di protesta (denominato dai mass-media "Onda anomala") sviluppatosi tra il 2008 e il 2009 nelle scuole e nelle università italiane contro i tagli all'istruzione e alla ricerca decisi dal governo Berlusconi, era in qualche modo atteso. Ci si poteva infatti aspettare che l'Onda, che ha visto tra i suoi protagonisti giovani ricercatori universitari precari, avesse le competenze e la volontà di produrre un'auto-ricerca, cioè un insieme di analisi e approfondimenti a opera dei suoi stessi protagonisti. Gli autori e i curatori del volume sono infatti giovani studiosi, per lo più precari, esperti in scienze sociali e direttamente coinvolti nel movimento del 2008-2009.
Il risultato di questa operazione è un libro importante per vari motivi. Innanzi tutto per gli aspetti metodologici di cui si è detto e che sono tematizzati nel secondo capitolo, dove vengono messi in luce anche gli elementi di continuità e di discontinuità con analoghe esperienze di ricerca partecipata degli anni sessanta e settanta (e novanta). Un secondo aspetto interessante del libro è dato dagli elementi di conoscenza sul movimento dell'Onda. I capitoli centrali del volume riportano infatti i risultati di ricerche effettuate, con metodologie e strumenti diversi, in quattro realtà italiane: Milano, Roma, Catania e il Salento. Il quadro che ne emerge è molto articolato, a causa sia dei diversi approcci adottati, sia del carattere effettivamente non omogeneo del movimento dell'Onda. Non mancano però evidenze comuni e anche dati inaspettati. Per esempio, di contro all'immagine del contestatore come di un oppositore a tutto tondo della società, tipica del movimento studentesco degli anni sessanta-settanta e spesso ancora adottata dai mass-media per descrivere i militanti dei movimenti di protesta attuali, quella dei protagonisti dell'Onda appare decisamente meno radicale. Per esempio, tra i valori più importanti indicati dai partecipanti al movimento romano del 2008-2009 vi era la famiglia, che certamente non costituiva un valore di riferimento dei giovani militanti dei movimenti degli anni sessanta e settanta.
Uno dei tratti che sembrano avere maggiormente accomunato i partecipanti al movimento dell'Onda è però l'atteggiamento "apolitico", inteso non tanto come rifiuto della politica in genere, ma piuttosto come rigetto, profondo e radicale, del modo di far politica dei partiti attuali, compresi quelli d'opposizione. Su questo tema vengono dedicate alcune pagine di approfondimento nel capitolo conclusivo. È questo un terzo elemento di interesse del libro: presentare, oltre a un quadro informativo dell'Onda più attendibile e approfondito di quello proposto dai mass media, alcuni spunti interpretativi sulle dinamiche e gli esiti del movimento, che, dopo il mancato raggiungimento dell'obiettivo di bloccare la riforma Gelmini-Tremonti, è rifluito in tempi estremamente brevi. L'ipotesi proposta nelle conclusioni, in cui vengono utilizzate in modo originale alcune categorie gramsciane, è che l'apoliticità dell'Onda sia stata a un tempo effetto dell'egemonia neoliberista degli ultimi due decenni e causa del veloce riflusso del movimento. Essa però è considerata anche sintomo di una fase di transizione della nostra società i cui esiti non sono scontati, né facilmente prevedibili: essa potrebbe infatti mettere capo a una stabilizzazione della situazione attuale, così come all'inizio di un nuovo ciclo di lotte sociali.
Giorgio Giovannetti
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