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Il libro sembra un po' ripetitivo ma è, a mio avviso, un resoconto lucido sulla genesi dell'egemonia mondiale della civiltà di matrice europea. Chomsky indica fatti precisi e documenti noti e facilmente verificabili a supporto delle sue tesi politiche. Lo consiglio a chiunque non voglia mandare il cervello all'ammasso.
Recensioni
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recensione di Pianta, M., L'Indice 1994, n. 8
Nel 1757 il centro tessile di Dacca era "grande, popoloso e ricco quanto la città di Londra". Nel 1840 un altro osservatore inglese dichiarava alla Camera dei Lord che "la giungla e la malaria stanno guadagnando terreno. Dacca, la Manchester dell'India una volta fiorente, è ora divenuta una città molto piccola e povera". Oggi Dacca è la capitale del più povero stato del mondo, il Bangladesh.
Sull'India come su larga parte di Asia, Africa e America latina sono stati questi gli effetti dell'integrazione nell'economia mondiale prima, dello sfruttamento coloniale poi, e oggi del dominio delle economie del nord del mondo. Con l'occasione del cinquecentenario della conquista delle Americhe, l'ultimo libro di Noam Chomsky ci offre un viaggio nel passato e presente dell'economia-mondo. Un importante esercizio della memoria, sostenuto da centinaia di riferimenti a fonti storiche, documenti ufficiali, studi specialistici, scritto con grande vivacità e argomentato con vigore. I meccanismi e le trasformazioni dell'imperialismo europeo prima e statunitense poi, le regole dell'"ordine mondiale" vecchio e nuovo sono ricostruite da Chomsky non sul piano delle teorie, ma attraverso una fittissima catena di fatti: scelte politiche, decisioni di grandi imprese, strategie diplomatiche, azioni militari. Fino ai fatti più scomodi, appannati dalle "amnesie occidentali": dal commercio di schiavi allo sterminio di Apaches e Cherokee, e, più vicino a noi, le repressioni e gli interventi militari in :Indonesia, Vietnam, Cile, Timor est, Iraq, Haiti.
Pur con una scarsa sistematicità dell'argomentazione, il libro di Chomsky è una preziosa guida al presente del capitalismo, un atlante storico e geografico del dominio occidentale, che rileva puntualmente il contrasto tra valori proclamati e politiche praticate, senza timore di usare i toni della denuncia morale. Come nei suoi testi politici precedenti, Chomsky rivolge un'attenzione particolare alle forme di costruzione del consenso di massa in Usa ed Europa, al ruolo degli intellettuali nel legittimare l'ordine esistente, all'evoluzione del più recente dibattito politico e culturale, dal "fondamentalismo monetarista" alle polemiche sulle interpretazioni "politicamente corrette".
L'importanza del lavoro di Chomsky - linguista del Massachusetts Institute of Technology e analista della politica - è ormai tale da potersi "misurare" empiricamente: la prefazione di Lucio Manisco ci ricorda che Chomsky è l'autore vivente più citato dall'"Arts and Humanities Citation Index" ed è l'ottavo di tutti i tempi, dopo Platone e Freud.
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