Come trascorse la giovinezza di colui che per quindici anni sarà il decisore delle sorti di un intero continente, e, forse, a conti fatti, del mondo intero? La vita pubblica e privata di Napoleone generale, primo console, imperatore, dal suo arrivo a Parigi fino all’ultimo approdo all’isola di Sant’Elena, è universalmente nota, ma scarse sono le notizie capaci di dar conto in modo esaustivo dei suoi primi anni: dalla sua infanzia alla prima gioventù in Corsica, agli anni di preparazione militare passati a Brienne, a Valence e ad Auxonne. Come ebbe a formarsi un simile genio, degno delle storie degli Antichi? Come maturò il suo pensiero e i convincimenti che gli saranno guida nella sua carriera fulminea? Questi interrogativi sembrano destinati a non avere risposta, eppure è proprio grazie alla lungimiranza dello stesso Napoleone, che volle conservare tutto ciò che in gioventù aveva pensato e scritto, e grazie a una straordinaria combinazione di circostanze fortunate che hanno preservato questi preziosi documenti da mille possibilità di distruzione, che notizie di prima mano sugli antefatti della gloria dell’Empereur sono pervenute fino a noi. Fu durante i giorni che seguirono la sconfitta di Waterloo che Napoleone, pare, ripose i suoi scritti giovanili in una scatola di cartone, apponendovi la scritta: “Da consegnare al solo cardinale Fesch”. Il porporato zio materno di Bonaparte portò questa scatola a Roma e non ebbe la curiosità di aprirla, così come nessun altro pare abbia mai avuto l’ardire di farlo; in tal modo, i preziosi documenti, che trascorsero indenni i turbolenti anni delle guerre dell’Impero, sopravvissero anche agli anni della Restaurazione e oggi possono essere riproposti all’attenzione degli studiosi e del grande pubblico.
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